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Nyabot Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21 dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre da cui era improvvisamente spuntato. Se lo incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da lanciare all'indirizzo dei curiosi...

Acorn BBC Micro
Stock Car
Program Power | A.W. Halse
02 06 2015

Stock Car proviene chiaramente da un passato a dir poco remoto (1983 o 1984, le date reperibili in rete sono contrastanti): basta guardare le immagini per rendersene conto. Un passato remoto, però, tutt'altro che disprezzabile: a quei tempi, infatti, non servivano una grafica e un sonoro dell'altro mondo per aver successo. Era la giocabilità a contare davvero e, a dispetto di una realizzazione tecnica elementare, Stock Car può ancor oggi dire la sua in tal senso.

Il gioco di Program Power non ambisce a chissà quali vette di complessità: si accontenta di una visuale a volo d'uccello, di una manciata di tracciati a schermata singola e di appena quattro vetture in pista. Tutto qui. È nei dettagli, però, che va cercata la (relativa) grandezza di Stock Car ed è difficile rimanere delusi in questo ambito. Il gioco, tanto per cominciare, può essere affrontato da due utenti in contemporanea: un lusso non da poco, per l'epoca, che si rivela fondamentale pure in termini di gameplay dal momento che, prevedibilmente, Stock Car offre il meglio di sé quando si scende in pista con un amico.

Anche giocando da soli, comunque, ci si può divertire parecchio. La schermata che precede la gara vera e propria consente di impostare il numero dei giri da portare a termine, la tendenza delle vetture a perdere aderenza (!) e l'eventuale presenza delle macchie d'olio che attentano alla vita del giocatore in buona parte dei giochi di guida degli anni '80. In quanto a personalizzazione, insomma, non c'è di che lamentarsi e lo stesso vale per il sistema di controllo.

Le automobili di Stock Car richiedono infatti la miseria di quattro tasti per esser guidate: due pulsanti sono dedicati allo sterzo e i restanti due al cambio sequenziale (inizialmente posto in folle), mentre l'accelerazione è automatica. L'immediatezza al potere, in poche parole, il che finisce per rappresentare il principale punto di forza del gioco. Potersi buttare in pista senza dover fare alcuna pratica è rinfrescante, in questi tempi di produzioni di ragguardevole spessore, e il fatto che le auto manovrate dalla CPU non oppongano una gran resistenza fa sì che Stock Car sia persino rilassante.

Non bisogna esser schizzinosi, però, per poter sperare di trarre il massimo godimento da Stock Car. Sarebbe inutile, del resto, negare la pochezza audiovisiva del gioco di Halse. Il sonoro è ridotto al minimo indispensabile, con un motivetto alla partenza delle auto e qualche effetto di circostanza, mentre la grafica è cromaticamente avara e non sfugge all'annoso problema dello sfarfallio degli sprite (che è poi il motivo per il quale, in alcune delle nostre immagini, non compaiono tutte e quattro le vetture). Nulla a cui non si possa far l'abitudine, a ogni modo, soprattutto quando - come in questo caso - si è troppo impegnati a spassarsela mentre si affrontano curve e controcurve alla massima velocità possibile.

[Nyabot]


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