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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
International Tennis Tour
Taito | Loriciel
23 11 2010

Famoso soprattutto per i pantaloncini stretti al limite (dell'orchite) dei suoi protagonisti e per la parallela versione Mega Drive che, con il titolo di Davis Cup Tennis, mieteva abbondanti consensi tra gli addetti ai lavori, International Tennis Tour era invece ancor prima di tutto questo anche un ottimo gioco per il Super Nintendo (e, se è per questo, ancora ancora prima uno dei tanti prodotti misconosciuti che giravano su Turbo CD).

A lungo importato a prezzi folli dal mercato giapponese, International Tennis Tour ebbe un inopinato battesimo europeo proprio quando la parabola della console Nintendo cominciava a puntare verso il basso, con un catalogo di novità che andava assottigliandosi. Questione a ben vedere piuttosto bizzarra, dato che il gioco editato in Giappone da Micro World era stato in partenza prodotto in Europa dalla transalpina Loriciel (programmatori come Christophe Gomez, Philippe Tesson, Olivier Richez, impegnati poi in altre produzioni in-house come Val d'Isere). Tra il classico Super Tennis e la nuova stella Jimmy Connors Tennis a menare le danze, il nostro non ebbe comunque molta fortuna commerciale su Super NES, limitandosi a una penetrazione di nicchia tra pochi curiosi attratti dalla brillantezza grafica e dalle tante varianti presenti. Fattori che senza dubbio caratterizzano la simulazione Loriciel e che fanno da contorno a un modello di gioco per fortuna coinvolgente, ma che non riescono a far dimenticare un paio di contraddizioni di fondo. La prima riguarda la velocità di gioco: i primi due livelli di difficoltà sono infatti caratterizzati da un ritmo soporifero, quasi al rallentatore, che li rende del tutto inutili (ottimo invece l'ultimo livello, Professional, distante dal parossismo della versione Mega Drive e dalla sua infallibilità della CPU). La seconda riguarda il gameplay in senso stretto, con una linearità di colpi che affida il successo negli scambi più ai riflessi che a qualsiasi variazione tattica, con l'aggravante della cocciutaggine con cui i giocatori comandati dalla console si affidano ad alcuni colpi fissi (una palla corta tanto micidiale quanto irritante, p. es.).

Fatto sta che, una volta presa la mano a questi fastidi, il cuore del gioco si presenta, come dicevamo, parecchio coinvolgente. Si resta lontani dalla flessibilità di Super Tennis o dal realismo di Amazing Tennis, ma comunque, soprattutto in due, il divertimento è immediatamente assicurato, anche per chi con i videogiochi ha poco da spartire. E, sempre come dicevamo, il tutto gira all'interno di coreografie di alto livello, con un dettaglio grafico che coinvolge un po' tutto, dagli stadi ai giudici di linea. La scelta di utilizzare un'inquadratura bassa, con un angolo di visuale stretto, non compromette poi più di tanto la giocabilità perché si è scelto di lasciare i giocatori 'umani' sempre sul lato vicino alla telecamera, senza cambi di campo (e in due si ricorre allo split-screen). Più unica che rara, tra l'altro, la gamma di competizioni, con singoli tornei, la Coppa Davis, una sezione training per una volta utile e un campionato ATP che ricorda quello presente in Pete Sampras Tennis e che può tenere impegnato chiunque al di là di ogni residua voglia di tennis. La stessa colonna sonora, infine, ha una qualità superiore agli standard e va a chiudere il cerchio di una simulazione sportiva che forse non sarà stata la migliore del suo campo e del suo tempo, ma che è una delle poche a mantenere intatta una certa classe, grazie alla sua ricchezza di impianto, alla precisione e semplicità dei comandi e a uno smalto che resiste al passare degli anni.

[NO1]


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