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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
Dragon - The Bruce Lee Story
Virgin
06 02 2007

Bruce Lee. L'uomo, la leggenda, i versi da gatto incazzato poco prima del calcio nelle palle. Tutto questo lo ritrovate non soltanto in qualche DVD da collezione (solitamente caratterizzato da una qualità dell'immagine atroce), ma anche sul Super Nintendo, grazie a Dragon - The Bruce Lee Story.

Dragon, prima di essere un videogioco, era un film che non aveva come protagonista il nostro eroe, ma che ne ripercorreva la vita secondo i soliti dettami hollywoodiani (quindi romanzandola con risultati non esaltanti). Il gioco invece segue la trama del film abbastanza fedelmente, tenendo conto che si tratta di un picchiaduro: infatti quasi tutte le location utilizzate sono presenti e si rifanno all'originale in maniera più che plausibile. Questa è sicuramente una cosa buona e giusta, ma certo non potrebbe bastare a mettere in piedi un beat'em up di qualità anche media. Fortunatamente Dragon ha anche qualche colpo inaspettato da tirare fuori.

Tanto per cominciare, Bruce ha a disposizione due tipi di pugno e di calcio, ciascuno assegnato a un tasto del joypad e, come voleva l'inevitabile avvicinarsi al paradigma che era Street Fighter II, i suoi celebri attacchi risultano più o meno efficaci a seconda del tipo di movimento scelto (in salto, normale o verso il basso). Dragon, comunque, ha il raro buon gusto di non essere venuto fuori come una copia esatta di Street Fighter II, riuscendo anche nell'impresa di portarsi in dote una sua particolare meccanica di gioco. Molto presto, per esempio, si capisce che ci sono alcune combo che possono essere eseguite prima che l'avversario di turno riesca a reagire: queste però cambiano non solo a seconda dei personaggi affrontati, tutti forniti di una loro specifica strategia da decifrare, ma anche del posizionamento dei lottatori, il che va in fondo a rispettare il nuovo modo di combattere, libero e senza posizioni fisse, elaborato nella realtà dal Bruce Lee. Per qualche ragione, poi, il gioco è stato disegnato in modo che il nostro eroe si comporti meglio se si scelgono attacchi rapidi seguiti da continue pause, evidentemente necessarie per fargli tirare il fiato e non fare esaurire l'energia riportata su due specifiche barre di stato. Se poi, una volta capite le particolari caratteristiche del motore di gioco, come tradizione vuole ci si ritrova ad affrontare una serie di avversari sempre più ostici, già a partire dal secondo stage, a sorpresa, anche questa normalità viene abbandonata, nel senso che gli avversari di turno diventano stranamente due. Già solo questo obbliga il nostro eroe ad assumere tattiche anomale, decisamente difensive, e a reagire con grande velocità, con uno spostamento del clima verso quello tipico dei picchiaduro a scorrimento (ma scordatevi di ritrovare qui la loro semplicità di schemi: Dragon è maledettamente duro, a qualsiasi livello di difficoltà e soprattutto quando si tratta di salvare la pelle dagli attacchi di quello stronzo di demone-samurai che perseguita Bruce a intervalli regolari).

E nel 2-player mode Dragon diventa ancora più tattico, forse più di qualsiasi altro beat'em up per Super Nintendo, il che aggiunge non poco ragionamento e divertimento a un titolo che, di norma, nella difficoltà presente trova il suo punto di forza e il suo più grande difetto. In più si può scegliere di giocare in due contro un terzo combattente comandato dalla console, o si può optare per una rissa fra tre giocatori umani: l'effetto finale è esilarante, ma a dispetto del casino imperante, ragionamento e abilità vengono spesso premiati.

In somma: Dragon è sufficientemente distante da ogni standard dei beat'em up del tempo e, anche grazie a una grafica e a un sonoro ben realizzati, ancora oggi si mantiene sul gradevole andante. Non ha di sicuro il feeling perfetto di Street Fighter II, non ha nemmeno il suo splendore grafico e la fluidità delle sue animazioni, la storia di base è solo una scusa, ma ha dalla sua quella dose di originalità che è molto difficile ritrovare in un genere tanto abusato. In più (ancora), essendo uno dei pochi beat'em up ad essere stati programmati in Gran Bretagna, è forse il gioco per Super NES più vicino come impostazione all'altrettanto britannico International Karate Plus (IK+) di Archer Maclean, ancora adesso rimpianto dai puristi. Come dicevamo, il suo unico difetto è rappresentato da una osticità da record: ma se mettiamo in conto il numero di giocatori che riusciva a concludere Street Fighter II al livello 7 senza troppi patemi, forse è proprio questo che gli appassionati del genere volevano e vogliono da un picchiaduro.

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