Sega Dreamcast
Power Stone
Eidos | Capcom | Tatsuya Nakae | Hideaki Itsuno | Takeshi Shimono | Tomoaki Tsuji | Koji Shimizu
17 02 2025

Siamo nel diciannovesimo secolo, o almeno in quella che dovrebbe essere l'interpretazione del diciannovesimo secolo data da Capcom; leggende e superstizioni regnano ancora sovrane e il mondo costituisce un enorme campo di sfida per i numerosi combattenti e avventurieri che vagano nei luoghi più remoti e misteriosi alla ricerca di emozioni e tesori. Tra questi ultimi riveste un ruolo di fondamentale importanza la leggendaria e ambitissima Power Stone, ovvero una pietra magica in grado di realizzare qualunque desiderio. Ed è proprio nel corso della caccia alla Power Stone che otto tra i migliori lottatori del mondo si trovano faccia a faccia in una bizzarra serie di località strambe e caratteristiche, per decidere chi tra loro debba avere l'onore di conquistare la pietra e tornare trionfante nel proprio Paese d'origine.
Ora immaginate di essere uno di questi avventurieri, di esservi svegliati in una radiosa giornata di sole e di trovarvi improvvisamente in un posto di ristoro all'antica (siamo pur sempre nel diciannovesimo secolo, sebbene parecchie cose siano chiaramente fuori posto rispetto al diciannovesimo secolo che abbiamo studiato a scuola) dallo stile tipicamente orientale, di quelli che si vedono nei film di Jackie Chan ambientati nei vicoli più pittoreschi di Hong-Kong. Ci sono tavoli, sedie, grandi contenitori in ceramica, pilastri di legno e un piano rialzato, dove presumibilmente prenderanno posto nel corso della notte i soliti orchestrali o qualche cantante del luogo particolarmente stonato. Nel ristorante ci siete voi e un altro sinistro personaggio, che poi non è altro che uno dei vostri avversari nella corsa per la conquista della Power Stone; ovvio che a questo punto non rimane che attaccare e sperare nella vittoria, ed è qui che le cose cominciano a farsi interessanti e rumorose.
Il vostro avversario decide infatti di afferrare un tavolo, alzarlo sopra la propria testa e poi scagliarlo con violenza verso di voi, nel tentativo di fracassare il vostro cranio e realizzare una intima e artistica unione tra la vostra materia grigia e le assi di legno del tavolo in questione. Chiaro che a voi la cosa non va affatto a genio, per cui decidete di avvicinarvi a un altro tavolo, rotolare sulla superficie del piano di appoggio, saltare sulla prima sedia che vi capita a tiro e, dando le spalle all'avversario, spingergliela contro i denti con tutta la forza che avete nelle braccia. Il poveraccio, probabilmente sorpreso dal vostro scatto felino, riceve la simpatica seggiola nelle ginocchia e lascia cadere un gioiello rosso, che vi affrettate a raccogliere e affiancare a quello azzurro con cui avevate iniziato il duello; ora non dovrete far altro che recuperare l'ultima pietra, quella gialla, che pochi secondi dopo l'avvio dello scontro si è materializzata nei pressi del soppalco per l'orchestra. Peccato però che il vostro antagonista abbia avuto la stessa idea, e si stia dirigendo di gran carriera verso lo scintillante gioiello. Il malcapitato non si è però accorto di un'altra improvvisa apparizione all'interno dell'ormai disastrato ristorante, dato che una cassa di legno si è materializzata senza alcun preavviso tra i tavoli della zona attualmente occupata da voi; e il bello è che, una volta aperta la cassa, vi ritrovate tra le mani un pratico e utilissimo lanciafiamme, con il quale abbrustolite in un istante lo scomodo avversario al quale andate pure a soffiare la gemma gialla. A questo punto, con tutti e tre i gioielli nelle vostre capienti tasche, il miracolo ha finalmente luogo: il ristorante viene invaso da una luce abbagliante, venite avvolti da un'aura mistica e vi trasformate in un potentissimo essere soprannaturale, le cui sembianze ricordano solo in parte quelle originali. Ora siete praticamente invincibili, anche se per un periodo limitato di tempo (al termine del quale perderete i gioielli faticosamente guadagnati e li vedrete atterrare in zone casuali del ristorante), e potete permettervi il lusso di pestare il vostro nemico nei modi più originali e violenti che vi vengano in mente. Potrete bersagliarlo con una salva di missili, oppure coprirlo di fiamme, o ancora seppellirlo sotto una cascata di massi. E a nulla varrà il pilastro che ha divelto e afferrato e che ora sventola nell'aria come fosse un semplice bastone, dato che i suoi minuti sono ormai contati.
Se riuscite a immaginare la scena descritta e rappresentarla nella vostra mente con una marea di poligoni, una risoluzione gradevolmente elevata, delle texture dettagliatissime e vivide, una quantità smodata di effetti di luce, un frame rate ancorato a 60fps, una velocità spesso e volentieri esagerata e una palese assenza di problemi tecnici di qualsiasi tipo, beh, avete appena assistito a un tipico round di Power Stone per Dreamcast. Il gioco è infatti una vera festa del dettaglio grafico e del caos organizzato, con una libertà di azione sconosciuta ai picchiaduro tradizionali e una realizzazione ampiamente al di fuori della portata delle altre console dell'epoca. Le azioni descritte in precedenza costituiscono solo una minima parte di ciò che è possibile far fare al proprio alter-ego in Power Stone, e il bello è che a cotanta varietà fa da contraltare un sistema di controllo efficacissimo ed estremamente semplice in cui si utilizzano solamente tre tasti deputati all'esecuzione di pugni, calci e salti (le cui facili combinazioni permettono di afferrare gli oggetti sul campo di gioco, effettuare prese, arrampicarsi su pali e pilastri e scatenare le mosse speciali disponibili quando il personaggio è trasformato).
Le arene tridimensionali di Power Stone offrono ambientazioni estremamente complesse, nonché disposte su più livelli; alcuni esempi di design particolarmente brillante possono essere rintracciati nel quadro di Ryoma (la parte esterna di una tipica abitazione medievale giapponese, con tanto di rocce ornamentali, laghetto e tetto raggiungibile attraverso i pilastri), in quello di Gunrock (una specie di avamposto minerario con una gigantesca ventola animata, un rullo dentato in perenne movimento e una fornace posta al centro dello schermo che di tanto in tanto si apre e lascia uscire fuoco e fiamme) e in quello di Wang Tang (il fantastico ristorante cinese riportato nella descrizione precedente). È inoltre di fondamentale importanza l'utilizzo dei numerosi oggetti sparsi in ognuna delle arene, che come già detto potranno essere afferrati e scagliati dappertutto, scavalcati e spinti all'indietro, oppure superati con una bella capriola sulla parte superiore dell'ostacolo. È chiaro che l'utilizzo offensivo delle suppellettili costituisce in ogni caso una delle caratteristiche primarie di Power Stone, tanto più che andare in giro ad afferrare panchine e lampioni per poi scaraventarli verso l'avversario è fonte di notevole divertimento. Non bisogna poi dimenticare gli oggetti bonus nascosti all'interno delle casse, tra cui possiamo annoverare un bastone telescopico, una mitragliatrice Gatling, un bazooka, un enorme spadone, bombe assortite, uno scudo e altri simpatici articoli dal potenziale distruttivo estremamente interessante. Alcune di queste armi andranno inoltre guadagnate completando il gioco con diversi personaggi, e una volta acquisite appariranno all'interno del libro che mostra i bonus segreti conquistati nel corso del gioco. Quest'ultima caratteristica è una delle più intriganti di Power Stone, dato che nel classico stile Capcom sarà necessario terminare il gioco diverse volte e con diversi combattenti per sbloccare, oltre alle armi extra, altre simpatiche opzioni.
L'unica lacuna del gioco Capcom risiede nella grande semplicità del sistema di controllo e nell'esiguo numero di colpi eseguibili dai lottatori; una scelta del genere è stata probabilmente dettata dalla reale tridimensionalità delle arene di gioco, che avrebbero reso oltremodo difficile e frustrante l'implementazione di un gameplay complesso come quello (tanto per fare un esempio) di Street Fighter Zero 3. Gli unici a rimanere scottati da questa semplicità saranno però i puristi del picchiaduro, molti dei quali saranno comunque disposti a venire a patti con questa caratteristica una volta constatata l'elevatissima giocabilità di Power Stone. Un sistema di controllo elementare non implica infatti una riduzione del divertimento, che qui raggiunge livelli stratosferici soprattutto nelle sessioni per due giocatori.
[Sanshiro]