Sony PlayStation
Chronicles of the Sword
Psygnosis | Synthetic Dimensions | Kevin Bulmer | John Wildsmith | Kevan Harriman | Kate Copestake | Dave Minto | Craig Foster
02 02 2025
E così, come regolarmente succede, gli scienziati americani se ne escono con una scoperta rivoluzionaria: esiste un gene (SLC6A4 sul cromosoma 17QI2) la cui carenza provoca lo sviluppo di caratteri ansiosi. È una svolta clamorosa: sarebbe come dire che voi siete ansiosi non perché avete questioni oggettivamente preoccupanti, ma perché, semplicemente, siete ansiosi di natura. Questo vi tranquillizza? No di certo: non potete, siete ansiosi! Allo stesso modo se, alla tremilionesima volta che passate al setaccio una ambientazione di Chronicles of the Sword utilizzando un puntatore preciso come l'indicatore del livello della benzina di una Fiat 127, ebbene se sentirete colare bile dalla bocca, non vi preoccupate: è la vostra anima biologica che sale in superficie.
Con rassegnazione alzatevi, prendete un martello, riducete i due CD in piccoli pezzetti e infornateli a 250 gradi. Inutile torturarsi, perché probabilmente tra qualche anno scopriranno una differenza genetica tra il giocatore irruento e quello riflessivo, tra quello amante dei picchiaduro e quello degli adventure. E in effetti, se non si è forniti di una passione naturale per questo genere e di una grande pazienza, sarebbe meglio evitare accuratamente questo Chronicles of the Sword (Psygnosis, PlayStation, 1996). L'ambientazione è di certo fascinosa quanto più non si potrebbe (Camelot, annessi e connessi) e il sistema punta e clicca è sempre uno dei miei favoriti nelle avventure, ma i problemi qui non mancano.
Molte volte capita di trovare un oggetto indispensabile per puro caso, in stanze precedentemente perlustrate a lungo, e questo perché le zone attive, quelle che rivelano gli indizi nascosti, sono spesso piccole e male localizzate: il puntatore quindi le evidenzia solo per improvvisi colpi di fortuna o in seguito a ricerche accuratissime. Questo comporta il fatto che il ritmo del gioco, già lento di per sé, presenti anche dei blocchi che vi costringeranno a girare a vuoto per ore, tra noia e fastidio, anche perché la sequenza degli eventi deve essere rigidamente rispettata. Il fattore noia è poi rafforzato da una colonna sonora basata su un tema musicale valido ma desolatamente solitario, il che dopo un po' vi porterà ad ascoltare con sollievo anche l'ultimo singolo dei Kolors.
Il ritmo lento non è imputabile solo a questo e a una sceneggiatura evidentemente arrugginita, con dialoghi radi e spesso inutili, ma è provocato anche dalla mancanza di agilità del protagonista, caratterizzato da una camminata lenta e degna di un antico cavaliere di Albione con problemi al coccige. Inoltre, una volta espletate le flemmatiche camminate, quando si piazzerà in primo piano, potrete notare che la sua vera essenza è quella di un confuso ammasso di pixel. La mancanza di velocità compromette tra l'altro anche le animazioni, ovviamente. Per finire i caricamenti, anche se non prolungati, risultano troppo frequenti.
Per fortuna non tutto è stato realizzato con superficialità. Gli scenari sono evocativi e replicano con una certa plausibilità le architetture medievali, mentre la storia è coinvolgente e presenta anche qualche colpo di scena. Una volta superato l'ostacolo pratico della ricerca, poi, gli enigmi si rivelano abbastanza logici e di difficoltà crescente, in modo da accontentare esperti e neofiti. L'interfaccia relativa ai menu è infine molto semplice da usare. Il gioco, volendo, si lascia quindi giocare almeno un po', segno che i tanti difetti non hanno completamente distrutto l'ispirazione di base. Ma l'impressione, alla fine, resta quella di una buona idea sviluppata molto male.
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