Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sony PlayStation
Reel Fishing
Natsume | Victor Interactive Software | Wataru Nakama | Hiroyuki Kawano | Keiichi Moriya
23 07 2022
Per tutti quelli che hanno sempre desiderato (ma non hanno mai potuto, per motivi imperscrutabili) alzarsi alle quattro di mattina, caricarsi di canne, lenze, esche e altre schifezze, per raggiungere poi l'ansa di un torrente e dedicarsi con soddisfazione allo sport preferito dall'uomo (la pesca, ma è ovvio, come da film del 1964), per tutti questi potenziali pescatori frustrati, insomma, Natsume ha ideato e prodotto questo Reel Fishing (1998 in Europa).
Reel Fishing presentava un'impostazione leggermente diversa rispetto ai suoi concorrenti diretti, impostazione che non è però stata gradita da tutti. La sua miscela, a base di 'full motion video', inquadrature praticamente fisse, sottogiochi in stile vecchio Tamagotchi, simulazione e minimalismo di alcuni aspetti del gameplay, ha in effetti sconcertato qualche giocatore di troppo (a causa di una pretesa difficoltà d'approccio), mentre in altri casi l'accusa mossa a Reel Fishing è stata quella di una certa inconsistenza delle fasi di pesca vere e proprie. La questione in effetti si complica (o diventa troppo lineare, almeno secondo me) proprio quando si tratta di intervenire direttamente nella cattura: l'articolazione dei comandi è scarna e, a parte la prontezza di riflessi necessaria per agganciare l'amo quando la preda abbocca, non è in pratica richiesta alcuna particolare abilità manuale. Anzi: per molti versi la migliore tattica a cui affidarsi è quella dell'attesa pura e semplice (vi lascio immaginare come questo possa entusiasmare un qualsiasi appassionato di beat'em up). L'esilità del gameplay è però più apparente che effettiva e si limita alla prime battute di gioco, quando le catture casuali ricorrono con eccessiva frequenza. Andando avanti, infatti, il comportamento delle prede diventa meno prevedibile e occorre diversificare al meglio le proprie strategie, sia dal punto vista del materiale da utilizzare, sia da quello dei movimenti della canna e dell'amo, per attirare i pesci, farli stancare ed evitare improvvise rotture della lenza.
Reel Fishing riusciva quindi a riprodurre alcune delle fasi più riflessive dello sport reale; il problema è che, mancando di momenti di tensione agonistica, il gioco si ritrovava privo di ritmo e mordente. Non sono mai stato contrario ai giochi che non fanno dell'azione pura una ragione di vita e, d'altro canto, la stessa pesca ha nella realtà un punto di forza proprio nel relax. Ma Reel Fishing, tanto più oggi, non offre una varietà di gioco sufficiente a compensare la sua mancanza d'azione (e a riprodurre la realtà in modo plausibile). Nonostante la possibilità di allevare carpe o trote in un apposito acquario e quella di ottenere diverse licenze di pesca sulla base dell'abilità dimostrata, alla lunga le varianti si rivelano troppo poco numerose, le ambientazioni appaiono limitate e, soprattutto, il meccanismo di base finisce per stancare. Graficamente gradevole e a tratti sorprendente, tendenzialmente deprimente come sonoro (musica 'ambient' ed effetti prevedibili), strutturata in venti livelli e con sette corsi d'acqua, questa simulazione di Natsume (già titolare della popolare serie Harvest Moon) si dimostra inadatta a un pubblico non specifico, destino peraltro condiviso dalla grande maggioranza delle simulazioni di pesca. Reel Fishing può comunque essere consigliato ai nemici della frenesia nei videogiochi e a tutti gli aspiranti pescatori, se dotati, come deve essere anche nella realtà, di un minimo di pazienza.
[NO1]