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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Wipeout 2097
Psygnosis | Ian Hetherington | Jonathan Ellis | Adrian Parr | Nick Burcombe | Rob Francis | Stewart Sockett | Chris Roberts | Nick Kimberley
02 08 2021

Nonostante l'origine giapponese della PlayStation è stata la britannica Psygnosis (sede storica a Liverpool) a tirare fuori il meglio dalla console Sony, almeno durante il suo primo anno di vita, con un peso massimo come Wipeout, arrivato a eclissare titoli del calibro di Ridge Racer e Tekken. Dato il successo del gioco originale (datato 1995) un sequel era inevitabile e l'anno dopo prese forma sotto il nome il di Wipeout 2097 (un Wipeout 2 sarebbe stato troppo prevedibile per tipi sofisticati come Nick Burcombe e Morgan O'Rahilly, decisi già dalle prime fasi della lavorazione a produrre qualcosa di più di un restyling).

Wipeout 2097 onorava comunque il suo predecessore, mantenendone inalterata la struttura di gioco. Si tratta quindi di una serie di corse ambientate in un improbabile futuro prossimo, con veicoli sospesi a un metro dal suolo (un po' come hovercraft antigravitazionali) che corrono lungo tracciati tortuosi, disseminati di tunnel, curve a gomito e salti nel vuoto. Nulla di nuovo su questo fronte, ma faceva piacere ritrovare il buon vecchio scheletro di Wipeout sotto una pelle ampiamente ricostruita. Si parte così con un'intro renderizzata, sensazionale per qualità, regia e design (anche stavolta il gioco si avvale dell'estro dei The Designers Republic, e non aggiungo altro). Si continua con le leggendarie tracce audio, composte da geni del calibro dei The Chemical Brothers, Underworld e The Prodigy, cattive come sempre e in grado di supportare in modo esemplare l'azione frenetica delle gare. E si finisce con la grafica in-game, ancora oggi considerata come una lezione di stile. Da citare le fantastiche navette (in particolare quella 'bifida' a catamarano), le esplosioni spettacolari e le scie luminose, il 'light sourcing', la bellezza degli elementi grafici di contorno, gli eventi atmosferici come pioggia e nevischio, l'aggiornamento fluido e senza incertezze, una palette di colori più articolata, il pop-up quasi azzerato e la velocità assurda con cui tutto si muove, anche in caso di sovraffollamento dello schermo. In poche parole, anche se solo mutuato da quello del prequel, il miglior motore grafico di quegli anni.

Ma il punto è che se Wipeout 2097 era fantastico da vedere, in realtà era ancora meglio da giocare. Tanto per cominciare è decisamente più accessibile del predecessore (che molti, in particolare la stampa USA, avevano trovato troppo difficile) e quindi più adatto ai neofiti, pur conservando l'originalissimo sistema di guida (acceleratore di tipo classico e comandi separati per gli aerofreni destro e sinistro: ricordiamoci che si tratta di navette e non di automobili). L'effetto frenante del rilascio dell'acceleratore è infatti nettamente aumentato, il che permette a chi non simpatizzava con gli aerofreni di cavarsela in qualche modo. E poi la gestione delle collisioni è stata semplificata, fino a rendere possibile strisciare contro i muretti delle piste senza perdere velocità (da notare che gli impatti violenti vengono ancora puniti). Niente paura, in ogni caso, per chi è alla ricerca di sfide toste: Wipeout 2097 mantiene l'identità della serie e non è un gioco per mammolette.

A favore della giocabilità vanno anche la bellezza dei tracciati (la pista nella foresta è equiparabile solo a quella, indimenticabile, dei Buddha del primo Wipeout), il numero degli stessi (otto, se si contano le due piste nascoste), l'aggiunta di una barra di energia e dei relativi box per ripristinarla (il tutto mutuato dal nintendiano F-Zero), le numerose e incredibili armi (l'onda d'urto che scrolla la pista come un tappeto resta sensazionale) e il feeling che il modello di guida riesce a trasmettere. Per quanto riguarda quest'ultimo punto è difficile esprimere a parole il divertimento suscitato da una partita a Wipeout 2097. Correre a velocità folle, con la sensazione di essere schiacciati contro la poltrona dall'accelerazione delle navette, attraversando gallerie, rettilinei disseminati di cunette, salite e discese mozzafiato, con salti da infarto e curve in cui si passa da 200 a 0 km/h in un attimo, mentre si prendono a sportellate gli avversari e si elargiscono confetti esplosivi con la massima generosità, ha l'effetto di una droga. Iniziare a giocare a Wipeout 2097 è infatti semplice, ma smettere è pressoché impossibile, tanto più che il difetto principale dell'originale, ovvero la scarsa competizione con avversari che spesso non si incontravano per lunghi tratti, ora è scomparso e ha lasciato il posto a duelli che durano fino all'ultimo metro. Peccato solo che la modalità multiplayer si realizzi unicamente tramite link tra due apparecchi e che manchi un vero campionato.

Wipeout 2097, in un momento (1996) in cui la concorrenza era ai massimi livelli, è insomma riuscito nella difficilissima impresa di appropriarsi di due corone in un colpo solo, almeno per qualche tempo: quella di miglior gioco per PlayStation e quella di miglior gioco di corsa in assoluto (gli spodestati erano due killer app storiche come Resident Evil e Formula One). Per di più Wipeout 2097 sembra per molti versi un gioco uscito solo ieri e questo, per una produzione di venticinque anni fa, non è un complimento da poco.

[NO1]


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