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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega CD
Final Fight CD
Sega | A Wave | Capcom
10 06 2013

Dopo anni di appuntamenti mancati, per il Mega CD questa forse è stata la prima chance di avere qualcosa di concreto da offrire. Anche l'attesa era tanta: Final Fight (Capcom, 1989) era stato uno dei più grandi successi in sala giochi alla fine degli anni ottanta, ma le sue tante conversioni per console e home computer avevano sempre lasciato a desiderare. In realtà l'unica veramente plausibile fino ad allora era stata quella per Super Nintendo (poi rivista sotto il nome di Final Fight Guy, con modifiche però solo marginali), per molti versi miracolosa ma comunque amputata di alcuni aspetti del vecchio beater a scorrimento: eliminazione inevitabile di uno dei protagonisti, meno livelli, meno dettaglio, meno animazioni e frame rate e soprattutto rinuncia totale al '2-player mode'. Ma quello che non aveva potuto fare il 16 bit Nintendo sembrava invece essere nelle corde del Mega Drive, se supportato dalla sua periferica CD.

E in effetti la fedeltà all'originale qui era evidente: Final Fight CD (Sega, 1993, con la collaborazione di A Wave) aveva poco da concedere alle critiche in generale e ancora meno a quelli che avrebbero voluto rimarcare le differenze rispetto al coin-op. In pratica quasi tutto era identico e tanto per esagerare c'era anche qualcosa che cresceva (un Time Attack Mode completamente nuovo). Allora si fa prima a dire cosa c'è che difetta in questa conversione: alcuni dei fondali iniziali sembrano leggermente ritoccati, forse a causa di una programmazione affrettata; qua e là salta fuori qualche bug grafico, c'è una certa lentezza nelle combinazioni di movimenti dei protagonisti e, se è per questo, anche nei saltuari caricamenti da CD. Niente di più, anche perché la presenza di una colonna sonora remixata, fatto che può forse infastidire i fan più attenti, in realtà non è che rovini più di tanto l'atmosfera generale (una opzione che consentisse di recuperare quella originale poteva essere comunque concessa).

Per il resto abbiamo la stessa struttura di base, che rappresenterà anche il modello di riferimento per un'intera generazione di giochi analoghi. A Metro City una organizzazione criminale ha la bella idea di rapire la figlia del sindaco Mike Haggar: solo che il nostro corpulento primo cittadino è un ex-lottatore, uno di quelli che avevano l'abitudine di duellare all'interno di gabbie in cui tutto o quasi è concesso, e per di più non ha mai smesso di allenarsi. Non basta: la nostra Jessica ha la fortuna di avere due amici più o meno affezionati, i quali, incidentalmente, risultano essere un ninja in piena attività e un combattente versato nelle arti marziali miste. Quando si dice il caso. I tre, ovviamente incazzati, entrano in scena per attraversare in coppia oppure da soli sei scenari urbani particolarmente pericolosi, colpire più volte tutti quelli che vorrebbero ostacolarli e finalmente poter dire qualche parolina amichevole all'ideatore di tutta l'operazione delittuosa. A dirla tutta l'impresa risulta alla lunga leggermente monotona, non tanto per la difficoltà intrinseca, sempre elevata, o per scarsa diversificazione degli avversari presenti lungo la strada, accurata e tra l'altro rispettosa della caratterizzazione originale, con poca o assente censura a mascherarne o eliminarne i tratti più imbarazzanti.

Il problema vero, nonostante il recupero preciso dei comandi del coin-op, è invece lo stesso di tutti i beater a scorrimento: la scarsità di movimenti concessi, con una carenza di varianti che alla fine rende più importante la velocità d'azione rispetto a qualsiasi ragionamento strategico. Ma non sarebbe giusto aspettarsi qualcosa di più da Final Fight, proprio per la sua stessa natura. Natura che appariva determinata già nelle prime fasi del vecchio progetto di produzione. Infatti, per ammissione del primo produttore Yoshiki Okamoto, Final Fight era stato commissionato al team di sviluppo Capcom come abbozzo di un nuovo Street Fighter: alla prova dei fatti, però, la casa madre si rese conto che la sua impostazione e ispirazione (chiaramente rimandabile al film Strade di Fuoco di qualche anno prima) erano talmente diverse da dover puntare a qualcosa di alternativo rispetto a quanto commissionato. Cosa che il team accolse forse con un certo sollievo, viste le premesse: in fondo non restava che spingere ancora di più verso quello che per loro era stato il vero modello di riferimento, quel Double Dragon che aveva già reso evidente il potenziale di successo dei beat'em up.

Negli anni successivi Mike Haggar, col suo fisico da armadio e la sua faccia da Freddy Mercury, è diventato un'icona dei videogiochi e Final Fight ha beneficiato di numerosi riconoscimenti da parte della stampa, di un buon numero di sequel, del recupero in altri giochi di molti dei suoi personaggi e anche di un continuo fiorire di conversioni per i sistemi emergenti. Il maggior complimento che si può fare a questa trasposizione per Mega CD è che non sfigura nemmeno di fronte a queste riprese più giovani di una decina di anni, proprio come non sfigurava di fronte al gioco arcade. I programmatori sono infatti riusciti nella missione di riprendere tutto il contenuto e tutto il corredo di opzioni del coin-op, '2-player mode' incluso, e lo hanno fatto senza compromessi (a parte un numero di personaggi su schermo qualche volta leggermente inferiore). Se proprio volessimo fare le pulci a una produzione così accurata potremmo dire che i tre nuovi stage, quelli dedicati al Time Attack, avrebbero potuto essere ulteriormente sviluppati e utilizzati come veri e propri livelli. Ma è solo un dettaglio e fa capire invece con quale attenzione sia stato convertito un classico di questa portata: impresa titanica per un team piccolo come quello incaricato del lavoro da Sega, ma evidentemente riuscita.

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