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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Gran Turismo 2
Sony | Polyphony Digital | Kazunori Yamauchi | Seiichi Ikiuo | Akihiko Tan | Takeshi Yokouchi | Hirotaka Komiyama | Tomokazu Murase | Masaaki Goto
12 06 2022

Il mercato del software PlayStation era ricco di offerte completamente diverse come target, qualità e impostazione. C'erano giochi tecnicamente strabilianti, studiati per attirare subito l'attenzione grazie alle loro meraviglie audiovisive, per poi resistere solo un paio di settimane alla prova dei fatti. E poi c'erano giochi dalla grafica onesta e nulla più, alla cui riuscita contribuiva però un gameplay a media o lunga scadenza, magari persino interessante. Gran Turismo 2 (Polyphony, 1999) non apparteneva a nessuna delle categorie citate e per un motivo semplicissimo: perché univa, grazie a una mole di lavoro impressionante, una impostazione tecnica ambiziosa e un gameplay eccezionale, nonché potenzialmente infinito, almeno per gli appassionati di automobili.

Parlavamo di programmazione ambiziosa: anche un miope totale, però, potrebbe rendersi conto dei problemi grafici presenti in Gran Turismo 2. Le auto sono modellate bene, almeno come nel predecessore di due anni prima, ma l'agognato fotorealismo (una chimera sulla vecchia PlayStation) viene rovinato da un 'environment mapping' non particolarmente riuscito. Molte texture (soprattutto quelle usate per i riflessi, per le strutture a bordo pista e per l'asfalto) sono grossolane, anche se la palette di colori utilizzata compensa in qualche modo questo difetto. Gli elementi dello scenario più ingombranti spesso sbucano fuori dal nulla e vanno a fare compagnia ad altri problemi più o meno gravi nell'aggiornamento delle piste, come un draw-in a tratti imbarazzante. E poi ci sono altri dettagli (per esempio un leggero incremento dei problemi nello split-screen per due giocatori) che, se pure ininfluenti o quasi ai fini del gameplay, hanno sconcertato chi si aspettava da Gran Turismo 2 un motore 3D perfetto. Ed è per questo che una buona parte di utenti e di giornalisti ha dimenticato, ai tempi, la dichiarazione programmatica fatta dal team di Gran Turismo 2 all'inizio della lavorazione.

Dichiarazione che riguardava la volontà di dedicare solo una quota limitata di memoria alla realizzazione grafica del gioco: questo avrebbe consentito di concentrarsi sulla elaborazione del modello di guida (che impegnava circa il 50% del potenziale) e su quella della sezione audio, a tratti esaltante, come nel caso del rumore prodotto dalle vecchie auto sportive. In altre parole, i programmatori nipponici hanno sfruttato le risorse della console Sony puntando più sulla ottimizzazione del preesistente codice grafico (già valido) che sulla creazione di un nuovo motore poligonale. Decisione che in fondo avrebbe potuto essere elogiata e comunque non criticata con ferocia. Molti hanno invece voluto giudicare Gran Turismo 2 solamente sulla base delle sue performance visive, senza rendersi conto della portata effettiva del gioco (Gran Turismo 2 resta, almeno secondo me e fatte le debite proporzioni temporali, il migliore della serie ed entra con facilità sul podio dei titoli più riusciti per la prima PlayStation).

Il gioco Polyphony era organizzato su due CD: il primo era dedicato alla modalità Arcade, molto divertente e immediata ma limitata proprio dalla sua natura semplice, come contenuto netto e gameplay, mentre il secondo disco conteneva il cuore del gioco e cioè la sezione Simulation. Lanciandosi in quest'ultima e facendolo con un minimo di cognizione di causa, ovvero impegnandosi nel conseguimento delle obbligatorie patenti (e questo era forse il momento più ostico per i giocatori casuali), era possibile partecipare alla simulazione di guida più completa presente allora sul mercato, con buona pace del primo ed eccellente Gran Turismo. Gran Turismo 2, infatti, mette a disposizione un numero maggiore di automobili giapponesi, americane ed europee (intorno a seicento, ma senza Ferrari e Porsche, a causa di problemi di copyright), caratterizzate da un comportamento su strada ancora più differenziato e dalla necessità di intervenire in modo coerente su elementi come il motore, le sospensioni, la trasmissione, le gomme e così via. Modificando i veicoli sarà possibile prendere parte con più possibilità di successo a un numero sempre maggiore di gare, il che porterà all'acquisizione di altri crediti e di altre macchine, che andranno a loro volta modificate e via di questo passo fino al completamento del gioco. Facile a dirsi, ma difficile a farsi: tanto per fare un esempio, le nuove competizioni impongono limiti alla potenza della propria auto, il che obbliga a intervenire sulla meccanica più spesso di quanto non fosse necessario nel precedente Gran Turismo. Ma è soprattutto la guida vera e propria a coinvolgere e a impegnare i giocatori, grazie a un affinamento del modello fisico che aveva fatto la fortuna del predecessore.

Il comportamento delle automobili è infatti ancora più realistico e permette di 'sentire' ogni minima reazione della macchina, tra frenate e traiettorie che qui devono essere calcolate con attenzione. Le vetture, tra l'altro, sono dotate di un'identità ben precisa in base alla quale ogni giocatore troverà senza dubbio un modello preferito, da elaborare sotto ogni punto di vista fino al raggiungimento della configurazione ideale. E se è vero che i veicoli di larga diffusione mettono già in mostra caratteristiche ben evidenziate (è il caso, per esempio, delle trazioni posteriori come la Toyota Altezza RS200 o delle nervosissime Skyline Nissan), è anche vero che procedendo nel gioco e accedendo alle macchine più potenti la risposta ai comandi diventa ancora più specifica. I giocatori più precisi e meticolosi, quindi, preferiranno le traiettorie chirurgiche tracciate dalla Toyota GT-One, mentre gli artisti della derapata potranno esprimersi al meglio con la 'muscolosa' Ford GT-40. Inutile dire che quelli che ai tempi hanno parlato di tenuta di strada imprevedibile non avevano capito nulla dell'essenza del gioco. L'anima di Gran Turismo 2 bisogna andarla a cercare proprio nella varietà del gameplay, sia per quanto concerne la rappresentazione delle auto sia per quanto riguarda le tante competizioni presenti, dai rally ai tornei monomarca all'endurance, su una base di una trentina di tracciati spesso indimenticabili. Chiaro che un gioco di questa portata (non so nemmeno se 'gioco' possa essere il termine giusto) non poteva non segnare un'epoca per tutti i possessori di PlayStation, come è altrettanto chiaro che a distanza di ventitré anni quelli che hanno vissuto quel momento magico non potevano fare altro che aspettare con impazienza l'ennesimo Gran Turismo (in fondo siamo solo al numero 7).

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