A.Rea. 21 : retrogaming e videogiochi dal 1996!
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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Adidas Power Soccer
Psygnosis | Alexis Leseigneur | Philippe Souchet | Jean-Michel Vourgère
30 09 2021

Mi ricordo: inverno 86, bloccato a casa per una polmonite (quelle di una volta, quando il Covid manco ce lo sognavamo), presi una decisione che cambiò profondamente la mia vita. Dovevo comprarmi il Subbuteo. Conseguenza immediata: grave sindrome da collezionista. Giù a comprare squadre su squadre, italiane, inglesi, serie speciali (maglia da trasferta dell'Anderlecht, maglia della Roma con lo scudetto, seconda maglia di Real Madrid e Arsenal), tribune, panchine, riflettori, spettatori, cameraman, arbitri, palloni e porte di tutti i tipi e colori, eccetera...

Una volta cresciuto e allungatasi l'ombra della decenza dovetti giocoforza abbandonare in soffitta tutto l'apparato (diventato ormai una bestia di 4 mq fissata su un pannello) ed è da allora che sono andato alla ricerca di qualche videogioco che potesse avvicinarsi alla ricchezza offerta dal vecchio Subbuteo, andando incontro a numerose delusioni. Giochi magari strutturati bene ma poco simulativi, giochi verosimili ma con poche varianti, giochi troppo arcade, giochi ricercati e realistici ma noiosi come il tiki-taka. Per molto tempo il meglio è rimasto relegato nel mondo dei 16 bit (Sensible Soccer, Dino Dini's Goal!, International Superstar Soccer), con i giochi a 32 bit che non riuscivano, non si sa perché, a ricreare non dico il feeling ma addirittura le opzioni di un semplice gioco su cartuccia come p.es. Superstar Soccer.

Adidas Power Soccer (Psygnosis, 1996) faceva parte di questa prima ondata a 32 bit, nonostante una gestazione lunghissima (le prime notizie in merito risalivano al tempo dell'Amiga) e come al solito prometteva molto. Al di là delle promesse e andando al sodo la prima cosa che si notava, comunque, era un buon range di squadre di club inglesi, francesi e tedesche (niente squadre italiane) e di competizioni. Il video di presentazione era buono, ma con animazioni poco riuscite. La grafica in sé risultava invece abbastanza articolata, anche nelle animazioni, ma come rifinitura era poco più avanti di un gioco per Mega Drive, con pochi poligoni e con texture pasticciate (strano per una Psygnosis allora sulla cresta dell'onda). Il sistema di controllo non era male, senza troppe sbavature e con numerose varianti (falli di mano, tiri al volo, dribbling, entrate da ninja, tiri speciali), ma anche con combinazioni di tasti inutilmente complicate. Per esempio per il comando della corsa bisognava utilizzare contemporaneamente il tasto del cross e quello del tiro e così ci si ritrovava spesso a tirare a casaccio o a crossare in tribuna proprio quando si cercava di chiudere le azioni.

Il sonoro era nella media per quello che riguardava gli effetti, ma in compenso offriva una telecronaca davvero irritante (a parte alcuni commenti esilaranti perché del tutto fuori luogo). Reazioni furibonde provocavano anche, e giustamente, i portieri che, rialzandosi dopo aver parato un tiro, si giravano e passavano la linea di porta causando fantastici autogol. Alla faccia di tutto questo il gioco ha collezionato ai tempi una incredibile gamma di valutazioni diverse (ho visto recensioni che terminavano con un esaltante 90 e altre che consideravano il gioco come un'offesa al senso del pudore). E allora? Potrebbe essere semplicistico valutare la qualità di Adidas Power Soccer a metà strada tra questi estremi, ma la verità è proprio questa, perché bisogna ammettere che il gioco in questione, al di là dei suoi difetti, presenta anche qualche momento di riscossa. In particolare assicura una buona giocabilità e anche un minimo di verosimiglianza - cosa che avviene sia all'interno di una pseudosimulazione infarcita di elementi arcade, come il Predator Kick che sbatte in porta palla e portiere, sia nella variante simulativa, più ragionata e realistica. Non mi trovo quindi d'accordo con chi lo ha bollato come gioco monotono (frammentario e con poche alternative nel modo di segnare).

E invece la cosa migliore, in un mondo di simulazioni calcistiche che spesso si riducevano a un claustrofobico pressing a centrocampo, era proprio la sua continua ed equilibrata sensazione di pericolosità delle azioni, aiutata da un ritmo elevato. Molto ben studiato, per esempio, il tiro da lontano, che non risulta del tutto inefficace ma nemmeno regolarmente letale, come nel FIFA Soccer di quegli anni. Semplicemente può portare a risultati differenti, anche sulla base delle caratteristiche dei portieri. Bene impostato anche il progressivo affaticamento dei giocatori. Bilancio: di certo non un capolavoro, come certa stampa avrebbe voluto farci credere ai tempi, ma un gioco perlomeno divertente (al di là del marketing, non crediate che sia una cosa tanto frequente).

[NO1]


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