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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Broken Sword: The Shadow of the Templars
Sony | Revolution Software | Charles Cecil | Dave Cummins | Jonathan Howard | James Long | Tony Warriner | Paul Porter
01 09 2021

Videogiocatore nato sul C64 e cresciuto sull'Amiga, i miei titoli preferiti erano stati Zak McKracken, Maniac Mansion, Monkey Island 1 e 2 e gli adventure della Revolution, ovvero Lure of the Temptress e il fantastico Beneath a Steel Sky. Ma, dopo un periodo di magra, di adventure su Amiga non se ne erano più visti. Per fortuna proprio Revolution decise inopinatamente di puntare sulla PlayStation appena nata, permettendomi così di tornare al mio genere preferito...

Broken Sword (Revolution, 1996) era infatti un classico adventure (parlato in italiano) con interfaccia punta e clicca, di quelli che imperversavano su PC. Ed è proprio dal PC che proveniva, grazie a un lungo processo di conversione che ne aveva conservato tutti i tratti fondamentali, a partire dalla bella introduzione in cui le premesse della storia venivano mostrate con uno stile grafico tipicamente cartoon. Ma la prima sorpresa si aveva quando il gioco vero e proprio iniziava, dato che lo stesso stile veniva utilizzato in pieno nel corso dell'avventura. Il risultato ai tempi era appunto sorprendente, con un dettaglio elevatissimo, un uso magistrale del colore, effetti sonori azzeccati e un'atmosfera unica. Insomma, era forse la prima prova, inattesa, che la PlayStation poteva sdoganare un modo di giocare adulto, ancora inedito su console. Ma non è soltanto nei fondali che la grafica del gioco dava il meglio, dato che anche la caratterizzazione dei numerosi personaggi con cui interagire era impagabile. Un grande aiuto veniva dalle animazioni, realistiche e varie, che delineavano alla perfezione il modo di muoversi e agire di ognuno dei protagonisti della storia.

I comprimari sono numerosi, fondamentali ai fini della soluzione degli enigmi e rifiniti con cura, anche per quanto riguarda la caratterizzazione vocale (il doppiaggio è finalmente competente e preciso) con dialoghi utili, interessanti e divertenti. Quest'ultimo aspetto è particolarmente importante, dato che l'umorismo del gioco è finalmente ben studiato e non irritante come nella maggior parte degli adventure. Un altro punto in cui Broken Sword superava i suoi concorrenti erano le animazioni di intermezzo, sempre utili per lo sviluppo della trama e mai slegate dal gioco. L'unico appunto negativo può essere rivolto agli intermezzi brevi, che richiedono un tempo di caricamento addirittura maggiore della loro durata (e che sarebbe stato quindi meglio accorpare).

Veniamo ora (finalmente) al gioco vero e proprio, ovvero ai punti di forza di questo Broken Sword. Il plauso maggiore va senz'altro alla trama, scheletro portante di ogni adventure che si rispetti e che, in questo caso, è davvero appassionante. I continui colpi di scena non fanno altro che rendere ancora più intrigante la lunga storia elaborata dal team Revolution, storia dalla quale è praticamente impossibile non rimanere affascinati. Il dipanarsi della trama vi porterà infatti in giro per il mondo alla ricerca di oggetti e persone, proponendovi enigmi sempre logici (mai troppo banali o difficili) e una grande varietà di azioni da compiere. In questo si è egregiamente spalleggiati dalla geniale interfaccia utente, progettata in modo tale da non farvi mai rimpiangere il classico mouse, grazie alle funzionali scorciatoie, e dal sistema di gestione dell'inventario, semplice e immediato. Le ciliegine sulla torta sono costituite dalla colonna sonora quantitativamente scarsa ma qualitativamente eccezionale, e dalla struttura vera e propria del gioco, basato principalmente sull'osservazione e sul dialogo, esattamente come negli adventure dell'epoca d'oro.

Ma anche Broken Sword presenta inevitabilmente una piccola serie di difetti. Il più evidente è quello relativo ai caricamenti, lenti e numerosi: basti pensare che nelle scene più affollate il puntatore si blocca spesso e volentieri per via dei trasferimenti in corso, dato che a volte le animazioni e/o i dialoghi non entrano nella RAM e vanno caricati volta per volta. Troviamo poi i classici problemi di questo genere di giochi, ovvero le occasionali morti improvvise (limitate a due o tre casi, per fortuna: comunque è meglio salvare spesso), l'estrema piccolezza di alcuni fondamentali particolari grafici e le maledette sequenze di 'azione rapida' che tutti i veri avventurieri hanno imparato a odiare nel corso degli anni (anche queste ultime sono comunque presenti in numero ridotto). Si tratta in ogni caso di problemi marginali, soprattutto se messi di fronte a tutte le favolose caratteristiche che il gioco è ancora in grado di offrire. Il mio consiglio è dunque decisamente orientato verso il suo recupero: Broken Sword ci riporta a un periodo aureo e resta un vero e proprio capolavoro.

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