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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Dynamite Headdy
Sega | Treasure
04 04 2020

Chi è Dynamite Headdy e cosa vuole da noi? Tanto per cominciare Headdy non è un tipo abituato ad affrontare gli avversari saltandogli sulla testa, come Mario per intenderci, ma usa la sua di testa (semistaccabile) come un boomerang per eliminare i nemici incontrati lungo le piattaforme. È una cosa strana, già a dirla. Anche perché trattasi, appunto, di platform, genere poco incline alle anomalie. Ma, e questo è un altro punto da considerare, è un platform Treasure. Il che, tristemente, dirà poco alle nuovissime generazioni, ma dice molto a chi è cresciuto negli anni novanta a pane e Mega Drive e amava il ribaltamento delle regole. Come d'altro canto dirà poco il nome Dynamite Headdy, personaggio ingiustamente mai recuperato dalla casa madre, travolta poi dalla crisi del 2D.

Ma nel frattempo il platform 2D qui riesce a dare il meglio di sé, riesce a far vedere cose che fino ad allora non si erano viste e non solo dal punto di vista puramente scenografico. Dynamite Headdy non è un prodotto commerciale, non è un disco di Katy Perry, è un disco di Frank Zappa, un Grand Wazoo o perlomeno un Apostrophe (Shrapnel rabbrividisci) e come tale, pur essendo un prodotto scintillante, riesce ad affrontare allegramente ogni rischio affrontabile. Una festa per gli occhi quindi, ma non solo, grazie al continuo tentativo di recupero dei migliori momenti della storia dei platform, rielaborati fino a farli sembrare qualcosa di completamente diverso. La testa di cui sopra, per esempio: Headdy ha a disposizione una quindicina di capocce diverse (fornite dal pupazzo HeadCase dove sono stipate perché, non l'abbiamo ancora detto, il nostro eroe è un burattino, una marionetta tra l'altro bruttina che agisce dentro un mondo che ricorda un teatrino e viceversa), ognuna con una abilità specifica da esplicitare. Quella del cambio di abilità dei protagonisti dei platform è sempre stata una usanza abbastanza sfruttata, ma qui il livello raggiunto è molto più alto del solito. Le teste alternative permettono di martellare, aspirare, bombardare, infilzare, fare esplodere mediante granate i tanti nemici incontrati, ma riescono anche a trasformare direttamente il nostro eroe, rendendolo per esempio più piccolo o invisibile. Esiste anche una testa con sembianze da maiale e addirittura una che fa addormentare di schianto il nostro eroe, impresa piuttosto inutile dal punto di vista dell'azione pura ma in grado di rimettere Headdy in piena salute.

I fondali scorrono con una parallasse profonda e fluida, sono anche troppo colorati per un gioco per Mega Drive (l'effetto complessivo è superiore a quello di molti titoli a 32 bit del Saturn Sega), si inseriscono bene all'interno di una trama vagamente folle (invasione del mondo da parte di creature paleomeccaniche, perlopiù in stile robot giocattolo vintage), ma soprattutto sono quanto di più lontano si possa immaginare dai cliché che popolavano i platform anni novanta, con trovate spettacolari e anche qualche improvvisa entrata in scena del 3D. E i personaggi non sono da meno, con una qualità grafica e una fantasia di impostazione che riguarda sia quelli secondari sia quelli più importanti, come gli alleati di Headdy o i semiboss e i boss, spesso stupefacenti in senso lato come tradizione Treasure vuole.

Le nove aree, suddivise in sottolivelli, sono piene zeppe di elementi grafici e funzionali: il ritmo di gioco che ne consegue non può non essere intenso, anche se non all'altezza della frenesia di altri classici Treasure. Headdy, pur non essendo particolarmente veloce come personaggio, sfoggia così una iperattività da record, tra continui salti, acrobazie realizzate grazie all'alleato HangMan (fornito di carrucola e di cavo per trasportare il nostro burattino sempre più in alto), scontri con i boss (in cui torna utile il secondo alleato Beau) e un volume di fuoco che ricorda quello dell'apparentato Gunstar Heroes di due anni prima (programmatori e produttori non sono però gli stessi), con controlli più precisi. Il tutto condito da una colonna sonora tra le migliori a poter girare sul Mega Drive. Ma allora perché Dynamite Headdy lo conoscono e lo apprezzano pochi giocatori, odierni e no? Forse perché è uscito troppo tardi, quasi sul finale di vita del Mega Drive, o perché il livello di difficoltà diventa progressivamente infernale, anche se nei livelli iniziali si fa di tutto per farvi abituare alle avversità, oppure perché Headdy non è certo una icona da marketing (sembra un pollo spennato) e già solo questo bastava ai tempi per rendere velleitaria qualsiasi volontà di successo. Il che sta probabilmente a dimostrare che anche in questo piccolo campo, magari a causa di fattori del tutto secondari, la storia la scrivono i vincitori.

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