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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Lethal Enforcers
Konami
06 03 2006

Ci sono guai grossi in città, guai grossi che riguardano la legge e l'ordine. E, come semplici ma rampanti poliziotti di pattuglia, tocca proprio a noi scendere in campo e rimettere le cose a posto prima che la situazione finisca del tutto fuori controllo. E se questo vuole dire sparare a delle persone cattive, magari proprio di fronte a qualcuno dei loro fetidi amici, beh... questo fa parte del nostro lavoro e noi non dobbiamo metterci a discutere. Almeno non nel mondo di Lethal Enforcers.

Chiunque fosse entrato in una sala giochi all'inizio degli anni novanta, in effetti, si sarebbe probabilmente imbattuto in Lethal Enforcers (eravamo ancora in un'era pre-Virtua Cop), cabinatone spettacolare fornito di una coppia di fedeli repliche di Colt, graziato da una grafica digitalizzata ai tempi di grande effetto e che essenzialmente permetteva di entrare nei panni del Martin Riggs di Arma Letale e di 'portare sulla giusta strada' copiose quote di felloni impegnati a rapinare banche, chiedere il pizzo a qualche ristorante cinese o più semplicemente in attesa dell'attracco di qualche nave senza una dovuta giustificazione.

La conversione per Megadrive faceva un ottimo lavoro di ripresa del coin-op Konami, allora sulla cresta dell'onda, nel senso che riusciva a recuperarne tutti i livelli e si permetteva anche il lusso di riprodurre decentemente le digitalizzazioni originali (con una caduta delle animazioni e qualche impasticciatura di dettaglio, ma perlomeno con la presenza di qualche traccia di sangue puntualmente epurata dalla versione per Super Nintendo, peraltro più nitida). Konami si prese anche la briga di aggiungere alla confezione una esatta copia della pistola del coin-op ('The Justifier', gaiamente azzurra, peraltro) e di allegare al tutto un voucher per acquistarne una seconda con una ventina di mila lire del vecchio conio. In realtà si potevano utilizzare anche i joypad, ma, come al solito in questi casi, non era assolutamente la stessa cosa (anche perché l'accento qui è più spostato sull'accuratezza che sullo sparatoria nuda e cruda, e il joypad fatica molto in questo senso).

Il gioco era semplice, ma molto divertente, con tutti i prevedibili scompensi di un titolo arcade di questo tipo (gameplay limitato, durata breve e nessuna variazione di schema ad ogni ripresa), ma anche con tutti i vantaggi della sua giocabilità istantanea e del suo essere un'importante alternativa allo strapotere dei tanti platform e beat'em up allora imperanti sui 16 bit (e consideriamo anche la variante grafica: a un pubblico abituato a veder girare sulle console sprite di piccole-medie dimensioni venivano offerti per la prima volta personaggi digitali di grande stazza e bene o male verosimilmente animati). Mettiamo anche in conto che qualsiasi paragone con i vari Virtua Cop non può nemmeno essere preso in considerazione: è chiaro che come varietà e scorrimento di scenario e come mobilità dei bersagli qui siamo molto indietro, ma la tecnologia del tempo non si poteva davvero permettere più di tanto (molte idee compensative, come la presenza di ostaggi e la conquista di armi più potenti, sono state comunque riprese in Virtua Cop).

E che lo sforzo tecnologico fosse importante lo si vedeva dal prezzo del cartuccione: alla fine dei conti tra gioco, pistola e pistola suppletiva si viaggiava ampiamente sopra le centocinquantamila lirette di una volta, il che non poteva non far ridimensionare ogni entusiasmo di partenza, arrivando così ad essere il vero e letale difetto di Lethal Enforcers. Infatti, a fronte della seccante uscita di cassa, si finiva per non perdonare particolari tutto sommato secondari: la mancanza di una maggiore articolazione dei punteggi (che avrebbero potuto essere diversificati a seconda delle parti colpite, oppure essere moltiplicati in caso di sequenze di colpi a bersaglio), l'assenza di livelli bonus o quella di una minima variazione nella comparsa dei cattivi di turno. Oggi, a distanza di tanti anni, l'esborso è caduto in prescrizione e così si può guardare con la giusta prospettiva all'unicità di Lethal Enforcers (non ci sono altri titoli di questo tipo e di questo livello sui 16 bit, meno che mai quelli analoghi di Sega per l'altra light gun - il Menacer) e ci si può divertire senza rimpianti con le sue cinque toste missioni, una sezione di allenamento altrettanto coriacea e la solita ottima modalità multiplayer.

[NO1]


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