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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
M.U.S.H.A. - Metallic Uniframe Super Hybrid Armor
Seismic | Compile | Takayuki Hirono | Yuichi Toyama | Kyora Yumi | Masamitsu Niitani
01 12 2016

Cosa è rimasto da dire che non sia stato già detto sugli sparatutto, dai lontani tempi di Space Invaders e passando per l'epoca d'oro degli ottanta/novanta del secolo scorso? Niente. Quindi, questione chiusa? Non proprio, almeno in alcuni casi, come quello di questo flamboyant M.U.S.H.A. (Musha Aleste in Giappone). Il quale ha più di una freccia al suo arco per difendersi dagli scettici e dai nauseati. A partire dalla sua estrema rarità, con conseguente controvalore almeno sul mercato internazionale e americano in particolare, e finendo con le sue sorprendenti qualità grafiche e strutturali. Tanto da lasciare a mascella allentata tutti quelli che, senza essere avvisati preliminarmente, se lo ritrovino sotto mano per la prima volta.

È soprattutto l'impatto iniziale che lascia a bocca aperta, per due motivi. Prima di tutto perché M.U.S.H.A., a vederlo in azione, rivela una intensità dello scontro, una sensazione di tridimensionalità e una fluidità di scorrimento insospettabili per chi lo conosce solo a partire dalle immagini fisse o proprio per niente. E poi perché il meglio è riservato (e questo è anche il suo difetto) alla prima fase, forse realizzata su standard talmente elevati da non potere essere mantenuti fino alla fine. Discorso opposto per quello che riguarda la difficoltà: sono i livelli finali, infatti, ad alzare di molto l'asticella della sfida, rendendo il gameplay giustamente più impervio, ma anche meno gradevole. La qualità del gioco, comunque, è tanto più sorprendente se si mette in conto l'anzianità del progetto (lancio in Giappone nel 1990, il che fa capire che la sua programmazione deve essere avvenuta quasi in contemporanea con la nascita del Mega Drive). L'impostazione voluta per la grafica appare infatti molto più sofisticata di quella rintracciabile ai tempi: un misto di fantascienza, Giappone antico e manga con robottoni volanti che non stona e porta alla realizzazione di un'atmosfera difficilmente rintracciabile in giochi analoghi e che si potrebbe definire di gran classe, se il termine non fosse più che abusato.

Con tutta la domanda di shooter che c'era ai tempi e con i limiti delle prime cartucce a 16 bit i programmatori di Compile non poterono e per molti versi non ebbero nemmeno la volontà di produrre qualcosa di veramente innovativo lungo i sette livelli del gioco. Questo non vuol dire che manchino i tentativi di inserire almeno qualcosa di diverso dal solito, come la presenza di due droni che accompagnano col loro fuoco automatico i progressi della nostra navetta da combattimento, peraltro soggetta a continue evoluzioni nella sua entità mech. Di bonus e power-up non ce ne sono in realtà molti, ma la varietà di armi e la possibilità di orientare i colpi in più modalità (avanti, dietro, circolarmente ecc.) riesce a variare il gameplay molto più di quanto poteva accadere nei vecchi shooter ad andamento verticale. Niente da dire, poi, sulla manovrabilità e sulla precisione dei comandi: siamo in presenza di uno shooter classico da Mega Drive che difficilmente può presentare lacune in questo campo. Colonna sonora, effetti e presentazione sono anche loro ai massimi livelli che un gioco di quel tempo può raggiungere: il che vuol dire timbrica da anni ottanta, effetti primordiali e introduzione filmata giocata su immagini quasi non animate, ma senza che questo infastidisca più di tanto, anzi. M.U.S.H.A. - Metallic Uniframe Super Hybrid Armor ha quindi tutti i requisiti per essere considerato uno dei maggiori ritrovamenti potenziali per gli amanti degli sparatutto, anche per il fatto di essere rimasto nel dimenticatoio per così tanti anni.

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