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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Shining Force
Sega | Sonic | Climax
05 12 2005

Ammettiamolo: Shining Force sembra disegnato da un bambino di otto anni, il suo sistema di salvataggio è inutilmente rigido e spesso le sue battaglie durano troppo. Tutto vero, ma, nonostante questo, se si provasse a chiedere quali sono i giochi di ruolo più apprezzati di sempre, molto probabilmente Shining Force salterebbe fuori da qualche scantinato della memoria e verrebbe indicato da molti (sullo stesso piano degli intoccabili e più celebri Zelda e Final Fantasy).

Come avrete probabilmente indovinato, io amo Shining Force: non solo perché è esattamente il tipo di gioco che conferma la supremazia del gameplay sulla tecnica nuda e cruda, ma anche perché è uno dei motivi (vogliamo metterci anche Secret of Mana, il primo Tomb Raider e Metal Gear Solid insieme ai mostri sacri di cui sopra) per cui sono ancora convinto che i videogiochi rappresentino una forma di arte, minore, ancora da evolvere nella sua utopica marcia di avvicinamento al cinema e a quel miraggio che è il film interattivo, ma potenzialmente superiore rispetto ad altre forme di espressione più riconosciute e ortodosse.

Agli occhi di un giocatore abituato agli splendori e ai trucchi scenici dell'attuale panorama a 128 e chi sa quanti bit, Shining Force non può però che apparire inizialmente del tutto privo di fascino, con i suoi personaggini sgambettanti tra casettine da terza elementare e con un prologo identico a quello di centinaia di titoli appartenenti allo stesso filone fantasy (proprio come può apparire incomprensibile il doppio bianco dei Beatles a un fan del più cazzuto e up to date dei rapper). Se però gli si concede il tempo necessario ad uscire dalle pastoie dell'avvio, ci si ritrova completamente coinvolti all'interno di una storia non banale, piena di varianti, ricca di segreti da scoprire, continuamente rinnovata (i numerosi personaggi del vostro mini esercito acquisiscono sempre nuove capacità e tecniche di attacco, cambiando anche d'aspetto mentre sviluppano nuove caratteristiche) e così buona fortuna a mollare il joypad.

La curva della difficoltà è disegnata in maniera magistrale e, anche grazie a una eccellente presentazione, ci si ritrova con una sfida sempre al limite, ma mai frustrante, dato che con il dovuto ragionamento e con tempi di gioco rarefatti tutti gli ostacoli vengono prima o poi superati (la cartuccia da 12 megabit garantisce un impianto narrativo impressionante, ma Shining Force è uno di quei giochi che quasi tutti riescono a completare, per fortuna). Graficamente, invece, Shining Force certo non arriva a minacciare la supremazia di Secret of Mana, Final Fantasy III o Illusion of Gaia, ma in realtà non ci prova neppure. E a parte il fatto che anche questi ultimi sono role paying game, non ci sono in fondo nemmeno molti altri tratti in comune tra loro e il gioco Sega.

Il problema è che all'inizio abbiamo parlato di giochi apprezzati da tutti, ma non per questo necessariamente importanti. Shining Force con il suo sistema di combattimento a scacchiera voluto da Climax e dal Sonic Team (e in comune con l'altrettanto rivoluzionario Fire Emblem su Super Nintendo) ha dimostrato, già una dozzina di anni fa, che per i giochi di ruolo esiste una terza via al di là del classico gameplay basato su scontri a turni (ereditato dai giochi da tavolo à la Dungeons & Dragons e ripreso da Final Fantasy e da infiniti nippo-RPG) e al di là di quello tendenzialmente arcade (come quello di Zelda). Ma questa sua variante di gioco, a metà strada tra gli scacchi e il war game, per quanto spettacolare e intelligente, non ha fatto in realtà proseliti, lasciando poche tracce di sé su un mercato terribilmente ingessato (a parte i suoi splendidi sequel e quelli di Fire Emblem, ricordiamo gli ottimi Ogre Battle, Vandal Hearts, Final Fantasy Tactics, fino agli Advance Wars su Game Boy Advance), lasciando il campo dei 128 bit aperto ad altre varianti del genere.

Quello che rende grande e inossidabile Shining Force è comunque la sensazione di controllo che si ha sui combattimenti, dove nulla è lasciato al caso (e dove si è molto lontani dagli scontri casuali che regnano indisturbati in tanti altri RPG). Spostare gli arcieri in seconda linea, fare avanzare i combattenti più coriacei, affiancarli con maghi ed elfi esperti in guarigioni, scegliere le armi e gli incantesimi più adatti all'avversario di turno, spostarsi su un terreno più favorevole: tutto questo è all'ordine del giorno in Shining Force e non può non renderlo un gioco strategico per eccellenza, dove ogni tattica deve essere attentamente valutata e dove, per una volta, la ponderazione non viene soffocata dall'azione (anzi, aiutata da un sistema di menu ancora adesso esemplare), con nessuna rinuncia, per di più, a carico della spettacolarità (diversamente dai titoli di pura strategia, qui ogni singolo duello viene esaltato da un cambio di inquadratura, con i contendenti che finiscono in primo piano e vengono inseriti in scenografie variabili, a seconda del luogo in cui avviene la battaglia).

Momento magico della piccola storia dei videogiochi, Shining Force non è stato, tutto sommato, compreso fino in fondo (e tanto meno celebrato), come è ovvio. Ovvio perché è proprio così che vanno le cose: la realtà non sempre premia la qualità (preferisce premiare il marketing e ciò che viene tranquillamente ingurgitato da un mercato miope come pochi).

[NO1]


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