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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Bill Walsh College Football
Electronic Arts | High Score | Jim Simmons | Scott Orr | Happy Keller | Bill Walsh
06 07 2014

C'è sempre un punto in cui una sequenza di remake si spezza e smette di essere plausibile. Nel caso del sempiterno John Madden Football questo momento è arrivato la prima volta con Madden 94, proprio quando si è tentato di cambiare le carte in tavola dopo i primi tre episodi. Il nuovo team High Score decise infatti di puntare a una revisione del classico Electronic Arts, grafica ma non solo, trovandosi a reimpostare quasi di conseguenza anche animazioni e risposta ai comandi. Il prodotto finale era simile a quello che si ritrovava in molte simulazioni sportive EA della seconda o terza ondata: giochi naturalmente più sofisticati di quelli di origine, ma meno immediati e spesso colpiti da una scarsa coordinazione tra movimenti dei personaggi, realizzati mediante animazioni prolungate e difficilmente interrompibili, e comandi che proprio per questo non riuscivano a imporsi ed evitare sbavature.

Bill Walsh College Football, derivato direttamente da Madden 94 con l'inserimento delle squadre di college al posto di quelle NFL (ma niente loghi e nomi ufficiali, causa mancata licenza NCAA, il che la dice lunga anche sulla fretta avuta nel lanciare il prodotto sul mercato), soffre della stessa sindrome, con in più la bizzarra complicazione di risultare più confuso dal punto vista grafico e meno involuto dal punto di vista del gameplay rispetto al genitore. Il playbook originale realizzato da John Madden viene infatti integrato da schemi di attacco e difesa più semplici, tipici delle squadre universitarie, dietro la supervisione di un altro coach leggendario come Bill Walsh (San Francisco ai tempi di Joe Montana): forse già solo questo, comportando una piccola revisione dei codici di programmazione, ha permesso a Electronic Arts di intervenire a favore di una maggiore linearità di gioco. Resta naturalmente la gommosità dei comandi e permane una certa lentezza di fondo, ma perlomeno realizzare un'azione di attacco qui sembra più facile. Anche perché la gestione dell'intelligenza artificiale rimane in questo caso dalla parte dei giocatori umani, con passaggi che arrivano in porto con grande frequenza e giochi alla mano che premiano regolarmente giravolte e scavalcamenti. Il che fa sicuramente piacere a profani come noi europei, ma rende il tutto meno verosimile agli occhi di un esperto.

Dove la questione si complica è negli schemi di difesa, che soffrono in parte degli stessi guai a ruoli rovesciati, con attaccanti controllati dalla CPU che possono diventare improvvisamente infallibili e fulminei, soprattutto in finale di partita. Molto dipende dalla scelta delle squadre, ma qui entra in campo la nostra ignoranza suppletiva della materia (il mondo NCAA è ancora meno conosciuto di quello NFL, da queste italiche parti) che ci impedisce di capire come gioca un team piuttosto che un altro o come può comportarsi ogni singolo giocatore, nonostante le indicazioni inserite a corredo di ogni match (tra l'altro non è che vengano sempre riprodotte in modo coerente). Il tutto appare più pasticciato rispetto ai primissimi Madden e, nonostante la presenza di 24 squadre più altre 24 storiche, quella di nuove animazioni e di un ottimo quadro opzioni (con la solita benedetta possibilità di giocare in quattro mediante adattatore), si ha comunque l'impressione di un passo indietro. Per avere qualcosa di più solido targato Madden bisognerà aspettare quello a 32 bit. La franchigia Bill Walsh si interromperà invece con la successiva edizione del 95, più accurata e più venduta negli States, ma stranamente priva di un vero successore.

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