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Nyabot Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21 dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre da cui era improvvisamente spuntato. Se lo incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da lanciare all'indirizzo dei curiosi...

Amstrad GX4000
Switchblade
Gremlin
24 02 2012

A una prima occhiata distratta e superficiale, Switchblade per GX4000 può apparire come una riproposizione della versione Spectrum con qualche spruzzata di colore qua e là. Sembrerebbe quindi di trovarsi in presenza di un adattamento pigro e svogliato, soprattutto alla luce delle notevoli potenzialità cromatiche della console Amstrad, ma non è questo il caso. Girando con una modalità grafica relativamente limitata in materia di colori, ma più performante in quanto a risoluzione, infatti, è possibile bearsi di sprite e fondali estremamente dettagliati, il cui stile ben si sposa tra l'altro con una rappresentazione non propriamente monocromatica, ma comunque lontana dalle esplosioni di colore tipiche dei giochi programmati in modo specifico per le macchine prodotte da Amstrad. Ma non è questo, in fin dei conti, il punto.

Il punto, invece, è il cuore del gioco. Switchblade non figura quasi mai nelle liste dei migliori titoli dell'epoca degli 8 bit, ma il motivo di tale latitanza viene ritenuto da queste parti un autentico mistero. Il che, in altre parole, equivale a dire che - almeno secondo noi - Switchblade è uno dei più bei giochi della sua era, principalmente in virtù di una struttura e di una cura per i particolari che lo elevano al di sopra della concorrenza. Il mix di azione e avventura allestito da Gremlin, non dissimile per meccaniche e impostazione dagli esponenti del filone dei cosiddetti 'metroidvania', può contare su ambientazioni tanto estese quanto articolate, ricche di passaggi segreti e costruite con il chiaro scopo di bilanciare nel migliore dei modi i salti da una piattaforma all'altra, la scoperta delle innumerevoli stanze che compongono il labirinto nel quale si deve vagare, la ricerca degli oggetti necessari per progredire nell'avventura (e dei potenziamenti utilizzabili dal personaggio principale) e i combattimenti. Questi ultimi sono assai semplici, da parte loro, ma il fatto che siano basati su un sistema di caricamento delle mosse che consente di eseguirne un numero sufficiente con il minimo sforzo ribadisce l'ottima commistione di accessibilità e profondità che sta alla base del gioco.

Sono l'esplorazione e il ritmo, comunque, a rendere Switchblade praticamente irresistibile. La prima gioca abilmente la carta del suo fascino intrinseco e fa continuamente leva sulla curiosità dell'utente, complici la scelta di svelare le nuove stanze soltanto al momento dell'ingresso nelle stesse e l'indiscutibile inventiva messa all'opera nella realizzazione del mondo di gioco. Il ritmo, dal suo canto, è il mirabile frutto dell'alternanza di scontri all'ultimo sangue e momenti di calma apparente, la cui funzione è in realtà quella di tenere sulle spine il giocatore e spingerlo a chiedersi cosa arriverà a spezzare un'agognata fase di riflessione e riposo. Val la pena notare, infine, come la versione GX4000 di Switchblade rimarchi più delle altre la parentela con i giochi nipponici ai quali si ispira adottando un sistema di controllo basato sull'impiego di due tasti (non disponibili, per esempio, sui joystick standard per Commodore 64 e Amiga) e quindi ancor più intuitivo e pratico nell'utilizzo.

[Nyabot]


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