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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
Choplifter III: Rescue Survive
Ocean | Beam Software
17 03 2013

Già nel 1994 Choplifter III: Rescue Survive sembrava vecchio. Franco se ne stava in disparte a giocarlo su un televisore a ventuno pollici, in un angolo del negozio, mentre gli altri sghignazzavano dicendo "Ma che è 'sta roba?". E Franco rispondeva che i videogiochi non gli piacevano più e che Choplifter, invece, gli ricordava un tempo lontano quando Frankie Goes To Hollywood, i bomber e le Timberland andavano di moda. Il fatto è che questo era un sequel di un sequel di un gioco nato nel profondo degli anni ottanta (lo shooter originale del 1982 girava su Apple II): forse proprio per questo già allora, a una dozzina di anni di distanza, rappresentava per Franco qualcosa di stranamente tranquillizzante. Oggi, addirittura a una trentina di anni di distanza dalle uscite originali, vedere come è cambiato il nostro modo di vivere e di quanto poco ci accontentavamo, anche con i videogiochi, non può che commuoverci.

Insomma, Choplifter III sembrava già vecchio nel novantaquattro e adesso sembra antidiluviano. Ma proprio la sua semplicità rappresenta uno schiaffo in faccia a quelli che, nell'era della tecnologia intesa come fede, continuano a produrre giochi con strati e strati di abbellimenti, senza curarsi minimamente di metterci sotto qualcosa di solido su cui affondare i denti. Choplifter III qualcosa di duro da masticare invece ce l'ha, e forse pure troppo. Questa ultima ripresa (le conversioni vere e proprie finiranno qui, dopo continue rielaborazioni per PC e console durante gli ottanta e i novanta) rappresenta infatti quanto di meglio si può trovare sotto il nome Choplifter, esteticamente parlando, ma pur rimanendo fedele al concetto di base ne esaspera i termini. Avremo così i soliti salvataggi di ostaggi dispersi sul terreno e il solito elicottero d'assalto AH-1 Cobra che sorvola zone più o meno accidentate, distruggendo postazioni e tutto quello che capita a tiro tra giungla, mare e città ("Mi piace l'odore del napalm al mattino: sa di vittoria", diceva un generale). Un concetto in fondo non lontano da quello della serie Desert Strike (Electronic Arts) e derivati, solo che qui la visuale è quella laterale da platform classico e l'atmosfera è molto diversa.

Latitando infatti la componente strategica, gli sviluppatori (tra cui Graeme Scott e Grant Arthur, già visti in Shadowrun) si sono affidati a un meccanismo da shooter tradizionale, con un gran numero di nemici da eliminare, un ritmo da coin-op e un minimo di briefing, esplorazione, scorte e bonus a complicare la vita del pilota. Vita continuamente a rischio: il fuoco avversario è degno di un qualsiasi spara-spara arcade e la cosa più importante, dentro una pioggia di proiettili ed esplosioni, diventa la manovrabilità del nostro elicottero. Cosa non da poco perché i comandi, per quanto pronti e modificabili, non godono di quella facilità di uso che un gameplay tanto frenetico invece richiederebbe: tanto più che i livelli sono strutturati in maniera differente e richiedono approcci diversi al pilota. Tutto questo va a compensare una certa brevità complessiva (una quindicina di livelli) e va a sovvertire soprattutto l'impostazione del gioco originale, quello per Apple II a opera di Dan Gorlin, tarato su ritmi più ragionevoli. Il tutto è condito da una grafica non particolarmente spettacolare ma chiara e dettagliata, e da un sonoro non sgradevole ma tipico dei videogiochi occidentali di quell'epoca, a metà tra rock e techno-pop. Molto semplice e lontano dai modelli di gioco oggi in voga, Choplifter III rappresenta quindi un vero trip da nostalgia: quasi come rivedere all'improvviso il video di Take on Me degli A-Ha.

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