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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
The Lawnmower Man
Storm | The Sales Curve | Simon Pick
24 03 2006

Un proverbio dice: impossibile tirare fuori sangue da una rapa. Nel caso di The Lawnmower Man questo non è del tutto vero (tanto più che siamo in presenza di quel reperto di modernariato che è la Realtà Virtuale, di cui tanto si parlava nei primi anni novanta, che nessuno ha mai visto veramente in azione e in cui, quindi, potrebbe accadere qualsiasi cosa). Insomma: esisteva questo diavolo di film (The Lawnmower Man/Il Tagliaerbe, appunto, visto da pochi in terre anglosassoni e da nessuno dalle nostre parti) inserito nel filone sci-fi del cyberspace o come cavolo si chiama (quello di Tron, produzione Disney anni ottanta) e tanto pieno di luoghi comuni (vabbè) e di buchi di sceneggiatura (questo va meno bene) da essere classificato come del tutto irrecuperabile, in ogni campo.

Non la pensavano così in Storm, piccola software house inglese: una volta acquisita la licenza si decise di recuperare i molti ingredienti che rendevano indigeribile il film, rimescolarli e inserirli all'interno di un gioco che diventava così molto articolato (ovviamente), ma anche stranamente coinvolgente (e questo non se lo aspettava nessuno). In pratica: in The Lawnmower Man si prendono le parti del Dr. Angelo, lo scienziato che nel film tentava di potenziare il cervello del suo giardiniere (Jobe, un sempliciotto) inserendolo nella realtà virtuale di un mega computer. Nella improbabile sceneggiatura originale Jobe si ritrovava vivo e ultra vegeto all'interno del mega computer e da qui progettava di scaricare, via internet, la sua volontà nei PC di tutto il mondo per poter così dominarlo (manco fosse Bill Gates). Nel gioco, al Dr. Angelo (o alla sua amica Carla) toccherà di combattere contro un intero esercito di militari federali, sguinzagliati lungo numerose strade di un'anonima cittadina, in una sezione patform in stile Rolling Thunder: solo dopo essere sopravvissuto al corposo fuoco di fila (e basta un solo colpo per perdere una vita) il protagonista potrà ritrovare e penetrare l'area di accesso al cyberspazio dove vive e fa danni l'ex giardiniere Jobe.

Roba da chiodi, verrebbe da dire. Se non fosse che le parti del gioco dedicate alla componente cyber risultano tra le migliori mai realizzate per Super Nintendo. C'è addirittura qualcuno che, non credendo all'assenza di un qualsiasi chip Super FX all'interno della grigia cartuccia da otto megabit, ha provato a smontarla. Tutto inutile: le sezioni 3D di The Lawnmower Man sono eccezionali, all'altezza se non superiori a quelle di Starfox o Vortex, ma derivano solo dalla capacità dei soliti vecchi chip del Super Nintendo (non si sa come). Qui, fermo restando che il concetto di realtà virtuale è rimasto sempre molto vago, succede in effetti di tutto: in alcuni casi ci si ritrova a volare in visuale soggettiva lungo scenari in puro 3D con l'unico avvertimento di evitare collisioni contro i blocchi in grafica vettoriale, in altri ci si ritrova a sparare contro bestioni tridimensionali, in altri ancora entrano in scena combattimenti spaziali à la Star Wars, oppure voli all'interno di tunnel psichedelici in Mode 7 che in qualche modo anticipano le rotazioni di Tempest 2000 (!).

Un gran pasticcio, insomma (tanto più che, tanto per gradire, qualche volta ci si ritrova anche all'interno di inseguimenti in auto ripresi dall'alto, in pieno stile Real TV): solo che, contrariamente a quanto può avvenire in un film, il troppo non stroppia e l'accostamento esagerato di stili tutti diversi non fa che spezzare la monotonia e portare il gameplay su livelli di originalità sconosciuti alla grande maggioranza dei titoli a 16 bit. L'unico problema è che i migliori momenti del gioco sono talmente migliori, per l'appunto, da far sprofondare nel dimenticatoio tutto quello che rimane a margine (le sezioni platform, decisamente banali): tutti si chiedono, insomma, perché mai in Storm non abbiano voluto puntare senza esitazioni su un gioco completamente in 3D, senza starcela a menare con le solite sparatorie e i soliti fondali bidimensionali mezzi vuoti. The Lawnmower Man resta comunque un buon gioco: molto duro (anche troppo in alcuni punti, con avversari che ti compaiono davanti all'improvviso e morti ripetute un centinaio di volte prima di riuscire a memorizzare gli ostacoli), con una colonna sonora a tratti ottima (stile rave anni ottanta) e una longevità probabilmente non trascurabile (a meno di improvvisi lanci di cartuccia fuori dalla finestra).

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