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Nyabot Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21 dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre da cui era improvvisamente spuntato. Se lo incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da lanciare all'indirizzo dei curiosi...

Apple II
Prince of Persia
Brøderbund | Jordan Mechner
02 01 2012

Sessanta minuti per salvare la figlia del Sultano, sconfiggere il perfido Gran Visir, eliminarne o aggirarne i tirapiedi, trovare la via d'uscita da un labirinto e sopravvivere alle innumerevoli trappole ivi disseminate. Sessanta minuti, insomma, per portare a termine l'avventura di una vita, i cui ingredienti sono una meccanica di base che miscela piattaforme e combattimenti all'arma bianca con la massima scioltezza, una serie di segrete che brillano per vastità e ingegnosità e una gamma di situazioni che fanno ancor oggi gridare al miracolo. Tutto questo è Prince of Persia, e lo sanno anche i sassi, ma ciò non toglie che si tratti di un titolo che non smette mai di sorprendere, neanche ad anni e anni di distanza, e in particolare se lo si prova sull'Apple II, ovvero la piattaforma sulla quale la serie ebbe inizio.

Ebbene sì: la versione Apple II è quella originale, la prima scritta da Jordan Mechner e pubblicata da Brøderbund nell'ormai remoto 1989, e ciò costituisce un ulteriore motivo di stupore. Il computer disegnato in larga parte da quel geniaccio di Woz, infatti, era sì estremamente flessibile e assai pratico da programmare, ma non era propriamente in grado di offrire fuochi d'artificio grafici e sonori e, quindi, di competere con le piattaforme più giovani con le quali si sarebbe trovato suo malgrado a scontrarsi, tra cui il Commodore 64. I colori mandati a schermo dall'Apple II erano pochini e l'audio era tutto sommato elementare, ma ciò non impedì a Jordan Mechner di spremere ogni singola risorsa del computer della mela morsicata per dar vita a un'avventura che avrebbe (per certi versi imprevedibilmente) assunto in breve tempo il ruolo di nuovo paradigma del genere.

Nella versione Apple II di Prince of Persia c'era già tutto ciò che avrebbe fatto la fortuna del principe su decine di altri formati, il che dimostra (nel caso ce ne fosse ancora bisogno) la decisione e la perizia con le quali Mechner affrontò il suo progetto. Il sistema di controllo era articolato e al tempo stesso immediato, i combattimenti a fil di lama generavano una tensione sconosciuta alla maggior parte delle avventure piattaformiche dell'epoca, la struttura dei livelli era tanto contorta e complessa quanto geniale e le animazioni lasciavano letteralmente a bocca aperta. Le esplosioni di colore dei futuri adattamenti per Mega Drive e Super Nintendo erano lontane, ma la sostanza era tanta, gustosa e difficile da dimenticare una volta portata in salvo la figlia del Sultano. Era nata una leggenda, e la stella di Jordan Mechner aveva finalmente iniziato a brillare.

[Nyabot]


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