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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Michael Jackson's Moonwalker
Sega
02 09 2010

Tanto per dare corretto senso alla glorificazione post-mortem di Wacko Jacko, perpetrata con naturalezza dagli stessi media che lo avevano crocefisso per decenni, parliamo male anche di questo Moonwalker (1990), gioco inserito nella più complessa operazione dell'omonimo film (1988) e uscito su tutte le piattaforme Sega. Non che questo possa sorprendere qualcuno: il giochetto, come il film, era già parecchio debole ai suoi tempi e il passare degli anni non ha potuto che scavare rughe ancora più imbarazzanti sulla sua superficie (il che, per un titolo superficiale come questo, è praticamente fatale: un po' come se la produzione di Thriller a opera del buon Quincy Jones rivelasse all'improvviso tutta la sua pomposità).

Per di più, se proprio vogliamo essere precisi, l'aspetto di Moonwalker non è che brillasse già allora di luce propria: le prime librerie grafiche fornite da Sega agli sviluppatori non sfruttavano ancora in pieno i processori del Mega Drive, con il risultato finale, come in questo caso, di una esposizione delle scene alquanto rachitica, con sprite piccoli, poco dettaglio e una sensazione di vuoto incombente all'interno delle ambientazioni. Poco male, se fosse solo questo. Ma il jacksoniano tie-in da film si comportava come quasi tutti gli analoghi derivati commerciali, limitandosi ad attirare la pruderie dei fan più accesi, disposti ad accettare qualsiasi cosa (pupazzi, magliette, libri, videogiochi) potesse rimandare all'ultima uscita del proprio idolo. Magari passando sopra a eventuali monotonie e inconsistenze, qui puntualmente affioranti. Non per niente il fattore più esaltato dalle fazioni pro-Jackson fu, abbastanza stranamente, la colonna sonora del gioco, curata insieme al concept dall'onnipresente Michael, o almeno così si diceva. Il Mega Drive, sempre in imbarazzo quando si trattava di riprodurre fasi musicali con un minimo di fedeltà, è stato qui in effetti spremuto per benino, riuscendo così a offrire una rappresentazione convincente dei temi presenti nel film (nel senso della completezza, non della riproduzione vera e propria: sembra un po' di stare a sentire un'orchestrina da balera che riarrangia Smooth Criminal o Bad).

Insomma, fra un hit e un altro, in mezzo a cinque livelli per tre sottolivelli che riproducono strade aperte, parcheggi, locali notturni, caverne e cimiteri, il nostro Michele se ne va alla ricerca di bambini rapiti (ommadonna!), eliminando nemici ad nauseam, come nei classici picchiaduro a scorrimento. Con tecniche però alternative, come il lancio di polvere di stelle o di cappello, i calcetti isterici e i celebri passi di danza (moonwalk) che, appena intravisti, provocano una vera strage tra mostri, ragni, boss finali e morti viventi, tutti incapaci di resistere alle note del nostro coloured o quello che è. E forse l'umorismo involontario, unito alla sua semplicità e al significato del giochillo come reperto unico su console dell'epoca d'oro di Michel Jackson, rappresenta un motivo valido per riaffrontare Moonwalker a distanza di anni venti. Erano altri tempi. Eravamo tutti più semplici e migliori.

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