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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
Bombuzal
Kemco | Mirrorsoft
13 12 2009

Bombuzal ha un aspetto davvero terribile, ma in fondo è normale che sia così: si viaggia sui venti anni e passa di carriera. Chiunque abbia avuto sotto mano un ST o un Amiga si ricorderà della sua uscita, a fine anni ottanta (tanto per confondere le acque il gioco era stato poi convertito con identico nome all'esordio del Super Nintendo, per essere però ribattezzato Kablooey in occasione del lancio del 92 sul mercato USA) e già allora non rappresentava certo una gioia per gli occhi. Ma, per quanto apparentemente disegnato dall'ultimo della classe, Bombuzal si merita tutta l'attenzione che si deve a un gioco dalla logica stringente, uno dei pochi puzzler che possano reggere il confronto con gli attuali Brain Training, almeno sotto il profilo della produzione di neuroni.

E della disperazione, direi. Infatti, anche se gli impianti di gioco sono ovviamente diversi, il prodotto iniziale in tutti e due i casi è quasi sempre lo stesso: scoprirsi deficienti. Qui di appelli non ce ne sono: Bombuzal è basato su poche regole, ma proprio questa assenza di fronzoli, da test IQ, riesce a mettere il giocatore con le spalle al muro, di fronte a enigmi semplici, ma che poi ti incastrano regolarmente. Come si può dedurre dalle immagini a corredo, si tratta in pratica di guidare un alieno attraverso delle piattaforme marine (boh?) formate da piastrelle, facendo esplodere bombe e provocando reazioni a catena che, a loro volta, distruggeranno le mattonelle presenti, lasciando però integra quella che funzionerà da uscita del livello. Il problema è che tutto questo non si può realizzare per caso o per istinto, ma necessita già dai primi livelli di una programmazione ferrea e di una sequenza precisa di scelte strategiche, pena ritrovarsi bloccati per avere trascurato qualche variante.

E le varianti aumentano col progredire del gioco. Oltre alle bombe più o meno potenti entrano in gioco le mine, i quadratoni anti-esplosione, quelli scivolosi, quelli teletrasportanti, strani avversari, tempi limite, bombe radiocomandate e mulinelli, il che basta e avanza per mettervi alla prova già a partire dalla prima ventina di livelli (e ce ne sono 130). Così, quella che a prima vista sembrerebbe una impresa abbordabile, si rivela rapidamente una delle sfide più toste che mente sadica possa aver messo in piedi. Tutto merito di un level design spietato. Non so chi ne sia stato l'ideatore, ma sono pronto a scommettere che è una mente superiore (non a quella di tutti, ma alla mia di sicuro) e, appunto, sadica. Di conseguenza: un contenuto pretestuoso, una grafica da scuola materna, un audio inesistente, un controllo dei movimenti infido (per carità, procuratevi la prima edizione, quella giapponese, perché su quella USA è presente solo un'inquadratura isometrica in finto 3D che provoca continui suicidi dell'indeciso coso spaziale) non riescono ad intaccare le qualità di Bombuzal. Bello come una verruca piana e simpatico come una ginocchiata in un cassetto, Bombuzal si salva insomma per il semplice fatto di non dover essere né bello, né simpatico: quello che deve fare è sfidare i vostri neuroni e in questo riesce in pieno, arrivando così a rappresentare un episodio sui generis non solo per il Super Nintendo.

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