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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
X-Men: Mutant Apocalypse
Capcom
18 11 2007

Proveniente da un tempo lontano, quando Wolverine non aveva ancora la faccia scavata di Hugh Jackman, X-Men: Mutant Apocalypse (1994) non rappresentava certo il primo tentativo di portare su videogioco la sag(r)a dei mutanti Marvel. Al contrario: gli X-Men avevano già allora una lunga tradizione di disgrazie videoludiche alle spalle (protratta: nel tempo la situazione non è migliorata di molto), fatta di luoghi comuni e operazioni scioccamente commerciali o poco più.

Non che X-Men: Mutant Apocalypse sia riuscito a spezzare la catena di banalità che affliggeva all'epoca le produzioni per console derivate da film, fumetti, cartoon o whatever. Qui infatti abbiamo a che fare con l'ennesimo picchiaduro a scorrimento in stile Final Fight, e d'altra parte la provenienza Capcom non poteva certo lasciare scampo in tal senso. Ma in questo caso l'operazione commerciale di cui sopra ha perlomeno il buon gusto di presentarsi con qualche variante di gestione rispetto all'ortodossia dei picchiaduro e con un minimo di credibilità da offrire ai fan della Marvel, molto numerosi e sempre affamati di novità ludiche. Insomma: anche se i cinque protagonisti se ne vanno in giro ad accoppare battaglioni di comprimari sfigati, come da copione, il recupero di qualche traccia del gameplay di Street Fighter, la diversa reattività dei personaggi, la presenza di elementi platform e la struttura a missioni riescono a far guadagnare uno status di dignità a questo ennesimo episodio della sciagurata serie.

Anzi: a dispetto delle premesse e con una certa sorpresa, si potrebbe concedere a X-Men: Mutant Apocalypse anche la palma di gioco gradevole, con la lode suppletiva derivante da quel po' di coinvolgimento narrativo che un cartuccione da 16 megabit ci poteva concedere. La presentazione infatti è per una volta plausibile e in qualche modo riesce ad impostare una piccola struttura da avventura cinematografica. Sul fronte del gameplay in senso stretto si viaggia poi, saggiamente, su un livello di sfida alto, da riflessi e tempismo d'acciaio, il che compensa una certa semplicità di fondo e l'assenza di una difficoltà modificabile in partenza. Ad infiocchettare la confezione arriva poi una grafica fantasiosa (non scintillante, ma comunque dettagliata, con sprite sovradimensionati e fondali dal look fumettoso tipico delle librerie grafiche più tradizionali del Super Nintendo), basata sul motore di Final Fight 2 senza però ricorrere alla sua profondità di campo. Il sonoro, invece, è una mezza cosa, con buone musiche intervallate da momenti di scarsa ispirazione e con qualche carenza anche nel campo degli effetti di contorno. Un tipico prodotto Capcom della fase di interregno tra Street Fighter e l'avvento dello shock Resident Evil (ovvero la fase più prudente e conservatrice), quindi: sicuramente di classe, altrettanto sicuramente lontano da qualsiasi rivoluzione, a tratti davvero solido e a tratti davvero insipido. In ogni caso: il miglior momento della bistrattata franchigia X-Men nei primi ani novanta e fino all'avvento di X-Men: Children of the Atom per Saturn.

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