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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
World of Illusion Starring Mickey Mouse & Donald Duck
Sega
28 03 2007

Confesso di non riuscire più a capire cosa diavolo mi entusiasmava in World of Illusion. Ma il leggero imbarazzo che si prova quando si riaffrontano i vecchi giochi sponsorizzati dalla Disney è un dato di fatto inevitabile. Quelli dei primi novanta erano tempi molto più semplici, i platform regnavano indiscussi e un semplice sprite di Paperino ci poteva lasciare stupefatti senza farci sentire poi degli idioti. L'esclamazione più comune di fronte agli allora inenarrabili fasti di Quackshot (Megadrive) o Magical Quest (Super Nintendo) era "Ma sembra un cartone animato!", senza che questo comportasse poi il ricordo che noi di cartoon disneyani ci eravamo stufati già da tempo e senza che nessuno andasse a riflettere sul fatto che platform del genere potevano essere affrontati anche da un bimbetto di cinque anni. Ma tant'è: a Natale del 92 ci si ritrovava a rigirare in mano la cartuccia di World of Illusion del tutto convinti che allora quello era il massimo che si poteva avere dalla vita, almeno come meraviglia della tecnica grafica/videoludica, e tutti erano felici e contenti (almeno i possessori di Megadrive).

A dire la verità ancora adesso World of Illusion scivola via come un passatempo estremamente gradevole, sia come spettacolo visivo in senso stretto, sia come pulizia del gioco. Il punto è che proprio questo suo scorrere senza troppi intoppi volontari o involontari rappresenta il suo difetto principale, non tanto per la conseguente e innegabile carenza di durata, quanto per l'impossibilità, adesso, di riconoscere in qualcosa di così leggero i crismi del capolavoro, o almeno del titolo di una qualche sostanza (siamo in presenza di una caramella, non certo di una bistecca, e una volta passata la meraviglia per la confezione colorata e per il sapore zuccherino, l'appetito non viene comunque saziato, tanto più a quindici anni di distanza dalla produzione).

Storia: Donald e Mickey lavorano come illusionisti in uno spettacolo, nel backstage lo sfigatissimo papero si imbatte in una scatola magica che lo inghiotte e l'altruista topo, in un tentativo maldestro di soccorso, finisce per accompagnarlo in un viaggio all'interno di un mondo magico dominato da perfidi stregoni e relativi adepti. Insomma: siamo al limite della storiella per bimbi insonni, talmente inconsistente da potersene totalmente fregare. Quello che conta, invece, è la credibilità degli scenari, quasi presi di sana pianta da un libro illustrato di Lewis Carroll, e la scorrevolezza del gameplay, praticamente perfetto come meccanismi di risposta ai comandi e arricchito da tre varianti di gioco (Mickey da solo, Donald da solo e un fantastico 2-player mode in collaborazione, tutte con caratteristiche specifiche). Tante piattaforme mobili e non, tanti avversari, tante musichette carine, qualche ottimo campionamento vocale, tante animazioni simpatiche, cinque mondi (pochi) con relativi sottolivelli che vanno dalla foresta incantata ai fondali marini e tutto il repertorio che ti puoi aspettare da un qualcosa che abbia in copertina Paperino e Topolino a bordo di un tappeto volante.

Esempio massimo, insieme a Magical Quest, del tentativo di riportare la magia disneyana all'interno dei giochi a 16 bit (e tutti e due ci riuscirono in pieno), World of Illusion ha però inevitabilmente perso parte del suo smalto, come d'altro canto non può che accadere con le produzioni che puntavano quasi tutto sull'estetica e che col tempo non si ritrovano più ad essere up-to-date. Resta in piedi il richiamo della nostalgia, aiutata da una impostazione grafica da fumetto pre-scolare che va a confondersi con ricordi ancora più antichi. Al miraggio del cartoon interattivo, tanto ostinatamente inseguito da quando esistono i videogiochi, in fondo non ci si è mai avvicinati più di così, nonostante i successivi enormi progressi di chip, memorie e processori vari.

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