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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
Exhaust Heat
Ocean | Seta
14 05 2006

Che ci crediate o no, Exhaust Heat rimane uno dei migliori tentativi di riprodurre in modo credibile lo spettacolo della Formula 1 sul Super Nintendo (molti lo ritengono, se è per questo, anche migliore del suo sequel di due anni dopo, quando si va a considerare la sensazione di velocità fornita).

Che ci crediate o no non solo perché a rivederlo oggi, a prima botta, appare distante interi eoni dalle sofisticate simulazioni attuali, ma anche perché, ad esempio, la riproduzione delle monoposto (in particolare quella della F1 protagonista, stranamente più minuta e ancora meno ricca di dettagli rispetto alle altre in gara, tra l'altro solo sette in tutto) appare abbastanza deficitaria rispetto agli standard estetici raggiunti da altri titoli analoghi del catalogo Super NES. D'altro canto Exhaust Heat è stato uno dei primissimi esempi del suo genere ad essere lanciato sulla console Nintendo e, riprendendo la lezione del poco precedente F-Zero, ne ha riprodotto fedelmente l'impostazione grafica, funzionale all'uso, ma forzatamente arcaica.

Così qui abbiamo uno dei Mode 7 più veloci e fluidi nello scorrimento che siano mai stati realizzati, tanto fluido da ricordare in pieno il tipo di movimento delle auto di F-Zero (quello legato a una futuristica anti-gravità stile hovercraft, con scarti laterali e traiettorie ottenibili solo da vetture non a diretto contatto col terreno), il che ovviamente allontana il baricentro del gameplay da qualsiasi possibilità di realismo e lo avvicina verso uno stile arcade davvero privo di orpelli. Divertimento immediato, quindi, ma poca profondità: in Seta hanno quindi pensato bene di applicare al tutto una struttura da gioco di ruolo, con premi in denaro da conquistare ad ogni piazzamento e corrispondenti parti meccaniche da acquistare per migliorare l'assetto della propria monoposto (alettoni, sospensioni, motori, gomme e anche quote improbabili di carburante alla nitro, ma comunque niente di minimamente paragonabile a quanto può succedere oggi ad esempio in Gran Turismo). Il progressivo miglioramento della monoposto è reso tanto più necessario dal fatto che i sedici circuiti del mondiale, qui riprodotti soprattutto guardando al disegno dei tracciati e poco alla scenografia, vengono proposti secondo una scaletta di progressiva difficoltà (si comincia arbitrariamente con Monza per finire con Monte Carlo e con il GP nipponico) e il comportamento della F1 deve quindi essere costantemente adeguato se si vuole rimanere su livelli decenti di competitività (e in effetti velocità e livello di competizione aumentano visibilmente).

I punti di contatto con F-Zero non finiscono qui, dato che ad esempio la scarsa profondità di visuale comporta in tutti e due i casi una certa difficoltà nell'impostare correttamente le curve (qui la CPU interviene mediante specifiche icone). Il bordo pista, poi, rimane anche qui abbastanza minimalista, anche se gli elementi futuristici del racer Nintendo vengono abbandonati a favore di qualche tribuna e qualche cartellone pubblicitario in più, spalmati sullo sfondo insieme a qualche collinetta di contorno, con un effetto finale che risulta più sparso che brutto. Parlavamo poi di profondità: se questa attribuzione oggi fa sorridere (basterebbe confrontare con gli standard attuali lo stato dell'intelligenza artificiale di Exhaust Heat, con auto avversarie che vagano a destra e a sinistra senza ragioni apparenti), bisogna ricordarsi quale era il livello dei giochi sportivi, in particolare quelli dedicati alle console, all'inizio degli anni novanta e riconoscere che una simulazione già poteva essere definita completa se, come in questo caso, portava come corredo la presenza di tutti i circuiti del mondiale, quella di diverse situazioni meteo con relativo cambio gomme, la necessità di badare anche agli eventuali danni subiti in gara, più tutti gli altri piccoli extra segnalati prima. Ciò che conta in casi come questo, comunque, è l'accessibilità di uso (magari accoppiata con una buona longevità): Exhaust Heat può, ancora oggi, essere preso come esempio in questo senso.

[NO1]


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