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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Forsaken
Acclaim | Probe | Tony Beckwith | James Stewart | Greg Michael | Tony Monckton | Justin Garvanovic | Andrew G. Williams | Nick Baynes
12 05 2025

I giochi per PlayStation, si sa, si mantenevano quasi sempre su un livello medio decisamente soddisfacente. Solo in alcuni casi questo livello veniva oltrepassato in modo clamoroso, tanto verso il basso quanto verso l'alto. Nel 1998 titoli come Resident Evil 2 e Gran Turismo avevano rappresentato i salti in avanti più evidenti, soprattutto per averebuttato alle ortiche le vecchie librerie grafiche del 32 bit Sony e aver preso strade nuove e sorprendenti. Incredibilmente però (incredibilmente perché non ne resta molta memoria) i capolavori in questione si ritrovarono con un compagno di pari livello, non nel campo del 'gameplay' (assolutamente no, direi) ma almeno dal punto di vista tecnico. Stiamo parlando di Forsaken, 'first person shooter' che a fronte di un'originalità e di una profondità pari allo zero assoluto riusciva comunque a regalare uno spettacolo visivo di prima qualità per quei tempi.

Il vero punto forte di Forsaken, come si può facilmente notare nelle foto, è costituito dal mix tra una ambientazione realizzata in modo impeccabile e l'impiego dei più sofisticati effetti di luce. Tentare di creare un claustrofobico sistema di tunnel in cui ambientare battaglie a colpi di laser e ammennicoli vari non sarebbe stato possibile senza ricorrere a un motore grafico 3D innovativo e versatile (da utilizzare in più versioni, per PC e anche per Nintendo 64), ma in questo campo i programmatori Probe erano riusciti a superarsi. Ogni stanza di ogni livello di Forsaken appare assolutamente perfetta, con texture dettagliatissime (e con un ridotto spixellamento in caso di avvicinamento) e un numero sproporzionato di poligoni per ognuna delle strutture. Per di più il classico effetto di separazione tra i poligoni più grandi, tipico di molti giochi per PlayStation, è del tutto assente, così come non si rilevano veri e propri fenomeni di pop-up o distorsioni.

Come se questo non bastasse gli sviluppatori hanno deciso di esagerare e andarci giù pesante con le esplosioni. Del resto un approccio del genere era facilmente prevedibile, visto che il gioco è basato sì sull'esplorazione, ma anche e soprattutto sul combattimento tra voi e i vostri avversari, siano essi meccanici o umani. Il risultato è ben visibile nel corso delle fasi di gioco più concitate, in cui corridoi bui e stretti vengono continuamente illuminati da scie colorate e conseguenti esplosioni. Missili, raggi laser, bombe, armi più o meno convenzionali (venticinque in tutto) e botti clamorosi popolano quindi i momenti più caldi di Forsaken, gioco che non fa assolutamente nulla per nascondere la parentela con l'arcaico Descent. Rispetto al vecchissimo titolo Interplay, però, lo 'shooter' per PlayStation rappresentava oggettivamente e naturalmente un passo in avanti (anche due), riuscendo così a prendere il posto del suo illustre predecessore nei cuori di molti giocatori deli anni novanta.

Forsaken ricorre a un sistema di controllo che, se utilizzato con il DualShock, risulta ben congegnato e molto pronto (forse anche troppo per qualcuno). Le due leve controllano le rotazioni e gli spostamenti della vostra strana hover/moto/navetta lungo tutti gli assi (anche verso l'alto e il basso) mentre con i tasti dorsali è possibile accelerare, andare in retromarcia e utilizzare le armi primarie e secondarie. È inoltre presente una fondamentale opzione di riallineamento automatico con il suolo, che vi aiuterà a evitare decine di crisi isteriche nel corso dei combattimenti più impegnativi. I combattimenti, visto che li abbiamo citati, rappresentano un altro punto a favore di Forsaken: i programmatori hanno infatti realizzato degli algoritmi di intelligenza artificiale, all'epoca decisamente sofisticati, grazie ai quali i vostri avversari riescono spesso a schivare i vostri colpi, arrivando addirittura a nascondersi dietro colonne e angoli bui. Chiudono infine il quadro positivo una colonna sonora in stile Prodigy e una intrigante modalità Deathmatch, in cui due giocatori possono impegnarsi per perdere amicizie duramente conquistate.

Alla resa dei conti, quindi, Forsaken può essere considerato uno 'shooter' solido e spettacolare, a cui una originalità pressoché nulla ha però impedito di guadagnarsi un successo tutto sommato auspicabile. Si tratta anche di un gioco piuttosto duro (quattro livelli di difficoltà, comunque) e per certi versi snervante, nei confronti del quale molti utenti potrebbero provare ancora un odio di proporzioni bibliche. Provatelo prima di decidere di acquistarlo, soprattutto se allergici a una libertà di movimento quasi totale, in grado di creare qualche difficoltà di troppo nel corso delle sparatorie più intense.

[NO1]


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