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Kotengu Kotengu abbandona di rado le sue amate montagne e i boschi che ha scelto di proteggere dall’umana sciagurataggine. E quando lo fa, è soltanto per recensire giochi giapponesi fino al midollo, ovvero incomprensibili ai più. Ma a noi va benissimo così.

Fujitsu FM-7
DoorDoor mkII
Enix | Koichi Nakamura | Kiyotaka Kono | Chunsoft
24 03 2025

Selezionato al principio degli anni 80 tramite un concorso per programmatori organizzato in Giappone e affrontato da circa 300 aspiranti sviluppatori, l'originale DoorDoor costituì uno dei primi grandi successi per Enix e diede il via alla carriera di Koichi Nakamura, che avrebbe in seguito fondato Chunsoft. Il gioco divenne rapidamente popolarissimo nella Terra del Sol Levante, fu pubblicato su diversi formati e un paio di anni dopo il suo debutto venne ampliato con questa versione mkII, accolta a sua volta calorosamente dall'utenza nipponica. Gli innumerevoli fan della creatura di Nakamura, del resto, avrebbero accolto a braccia aperte qualsiasi elemento capace di prolungare ulteriormente la longevità di DoorDoor e furono quindi felicissimi di sapere che con la nuova versione avrebbero potuto cimentarsi con 50 nuovi livelli (caricabili separatamente e quindi immediatamente accessibili), per un totale di ben 100 scenari. Ma... cosa diamine è DoorDoor?

Domanda più che legittima, questa, dal momento che la creatura di Nakamura non ha mai varcato ufficialmente i confini del Giappone e potrebbe risultare sconosciuta per molti occidentali. La spiegazione di base, in realtà, non è particolarmente complessa: DoorDoor mkII (al pari del suo predecessore) vede il buffo Chun, riconoscibile dal cappellino da baseball che indossa, impegnato a intrappolare dei mostri all'interno di una serie di porte scorrevoli distribuite lungo i suddetti 100 livelli disseminati di scale, buche senza fondo, trappole e chi più ne ha, più ne metta. Chun è capace di eseguire balzi di una certa portata per trarsi d'impaccio dalle situazioni più spinose, che non mancano mai dal momento che i suoi avversari lo inseguono con incrollabile determinazione (e con modalità specifiche per ogni tipo di nemico), ma la principale arma del piccolo eroe è rappresentata dall'ingegno del giocatore.

Nonostante possa sembrare un gioco di piattaforme, infatti, DoorDoor mkII richiede in realtà una buona quota di ragionamento oltre alla pura abilità nel controllare Chun. Ciò è evidente sin dal momento in cui ci si rende conto che la maggior parte delle porte si aprono solo in un verso e devono essere ovviamente chiuse in quello opposto, altrettanto ovviamente dopo avervi intrappolato uno o più mostri (con un premio in punti maggiore nel secondo caso). E poi c'è la scaltra natura degli avversari, che dopo essere entrati in una porta non vi rimangono per molto tempo e costringono di conseguenza il giocatore a chiudere velocemente l'uscio, pianificando nel frattempo le mosse successive. Bisogna muoversi in fretta e pensare ancor più in fretta, in poche parole, anche perché le complicazioni non finiscono qui.

Le porte, tanto per aggiungere altro pepe agli eventi, possono essere utilizzate per una sola volta: dopo esser state chiuse per sigillare uno o più mostri non possono essere più aperte e tale fattore è stato sfruttato magistralmente nell'allestimento dei livelli. Ci sono infatti scenari in cui sembra inizialmente impossibile catturare tutti gli avversari, salvo poi realizzare che lo stato delle porte viene 'resettato' quando si perde una vita e che lo stesso non vale per gli inseguitori: soltanto quelli a piede libero al momento della dipartita dell'eroe vengono rimessi in gioco. Ecco allora che entra in campo il pensiero laterale, con l'utente chiamato a giudicare il momento migliore in cui sacrificare Chun per sbloccare nuovamente i varchi e portare a compimento le rimanenti opzioni di 'ingabbiamento'. E non è tutto, dato che è necessario studiare e comprendere gli algoritmi che regolano i movimenti degli avversari per poi ritorcerglieli contro, spostando Chun in modo da indirizzarne i nemici verso le porte.

Alla luce di quanto sin qui elencato e del fatto che tutte le meccaniche di DoorDoor, originale o mkII che sia, si amalgamano alla perfezione è difficile contestare chi sostiene che il gioco pubblicato da Enix sarebbe probabilmente divenuto un enorme successo su scala mondiale se fosse uscito dai confini del Giappone. Si tratta infatti di un autentico gioiellino che non ha perso un grammo del suo smalto e che anche sull'FM-7, a dispetto della cronica inadeguatezza della tastiera del computer prodotto da Fujitsu, brilla tuttora di una luce sfolgorante sulla quale lo sguardo indagatore di migliaia di giocatori europei e statunitensi non si è purtroppo mai posato.

[Kotengu]


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