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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Populous: The Beginning
Electronic Arts | Bullfrog | Ken Malcolm | Alex Cullum | Climax | Leigh Bird | Zareh Zoltan K. Johannes | Dave Owens | Tony Mack
14 04 2024

Dopo dieci anni di tentativi di imitazione e dopo avere dato l'avvio a un intero genere, Populous si era guadagnato i galloni di classico indiscusso. Quando, nel 1989, Bullfrog lo aveva lanciato sul mercato (prima su Amiga e poi su ogni altra piattaforma) il successo era stato incontenibile, anche perché le sue innovazioni non potevano non provocare uno sconquasso in un campo - quello dei giochi di strategia - da sempre troppo statico. Il ruolo da interpretare era quello di un Dio (da cui la nuova denominazione di God Game) a cui spettava di orientare i destini di una tribù di fedeli. Intervenendo con continue modifiche a carico dei territori coinvolti si provocava la migrazione dei seguaci che, dopo avere fondato città, essersi moltiplicati e avere sviluppato un buon grado di civiltà, andavano alla conquista del mondo (e se tutto questo vi pare troppo comune è proprio merito di Populous che per primo ha diffuso questo schema). A distanza di anni dieci questo impianto di base si ritrovava anche in Populous: The Beginning, prodotto da Bullfrog in uno dei momenti più delicati della sua storia. Consideriamo però che il gioco del 1989 era afflitto da un problema non trascurabile: dopo avere modificato continenti, creato un leader, provocato terremoti ed eruzioni e conseguito vittorie, ci si rendeva conto che nel migliaio di livelli presenti lo schema non poteva che ripetersi, più o meno.

Per Bullfrog il ripescaggio di Populous, proprio dopo l'abbandono da parte del fondatore Peter Molyneux, poteva essere considerato come una mossa logica ma non necessariamente vantaggiosa. Il rischio era quello di riproporre le linee del gioco originale, linee che non potevano che risultare prevedibili. Per fortuna in Populous: The Beginning le cose sono cambiate. Tanto per cominciare, niente più interventi divini: qui il protagonista è uno sciamano (donna) che dovrà sudarsi la promozione a divinità, guidando (da terra però) la solita tribù alla vittoria contro altre popolazioni. Per arrivare a questo sarà indispensabile accumulare esperienza (mediante la scoperta di templi e obelischi), il che vi permetterà poi di acquisire nuove abilità e di guadagnare nuovi adepti. Più seguaci equivalgono a più Mana (sostanza magica già presente in Magic Carpet, altro titolo Bullfrog), il che vi permetterà di effettuare prodigi sempre più complessi. Questa è forse la differenza maggiore tra il vecchio Populous e questo: nell'originale voi intervenite soprattutto sui territori, mentre qui controllate la popolazione.

Ma l'innovazione più evidente riguarda l'approccio visivo: difatti la visuale originale era isometrica e semplice, mentre qui i mondi sono stati realizzati in 3D. Le inquadrature possono essere ruotate, allontanate e ravvicinate, a piacimento e in tempo reale, con una sensazione di realismo allora non comune. La bontà del motore grafico, già di per sé veloce, risalta però ancora di più quando si entra nel vivo dell'azione: le battaglie vengono infatti vinte essenzialmente sulla base di incantesimi spettacolari e realizzati con scialo di effetti speciali. Sono proprio questi cataclismi magici di varia portata (fulmini, sciami di insetti, terremoti, eruzioni vulcaniche ecc.) che vi permetteranno di distruggere gli avversari. L'aspetto bellico in senso stretto non è però il solo che la sciamana dovrà considerare: fondamentale risulterà anche l'addestramento dei fedeli (che potranno trasformarsi in guerrieri, predicatori, spie o ingegneri), come pure la costruzione degli edifici (come capanne o torrette di guardia).

Il tutto viene comandato mediante un sistema di icone semplice e supportato dalla comparsa di messaggi. Ben realizzata anche la colonna sonora, ricca di campionamenti vocali, anche se avremmo preferito una maggiore varietà di temi. I venticinque mondi presenti non potranno poi probabilmente assicurare lo stesso grado di longevità del predecessore, ma penso che questo sia un difetto compensato dalla maggiore profondità strategica e dall'ostilità delle tribù avversarie nei livelli più avanzati. Populous: The Beginning resta comunque un gioco per tutti (tutti quelli che amano il genere; quelli che vogliono un po' di azione è meglio che ne restino alla larga, ovviamente), magari non importante come il predecessore, ma ben costruito e abbastanza accessibile, grazie anche a una curva della difficoltà ben studiata. Anche senza Peter Molyneux, quindi, quelli di Bullfrog dimostrarono subito di avere le capacità per mantenere il titolo di re (o perlomeno quello di pretendenti al trono) dei giochi di strategia.

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