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Nyabot Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21 dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre da cui era improvvisamente spuntato. Se lo incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da lanciare all'indirizzo dei curiosi...

Nintendo Game Boy Color
Crazy Bikers
Konami | KCE Osaka
08 04 2024

Il seguito di Motocross Maniacs (che portava infatti il nome di Motocross Maniacs 2 negli Stati Uniti) era destinato a saziare la fame di Excitebike dei possessori di Game Boy Color, laddove il primo episodio era stato chiamato a fare lo stesso con gli utenti del primo modello in bianco e nero della console portatile Nintendo. Si trattava di un proposito indubbiamente ambizioso, nel quale Crazy Bikers riusciva però egregiamente. Così come il suo predecessore, infatti, anche questo seguito metteva sul piatto una struttura di gioco immediata e parecchio divertimento, senza sacrificare a ogni modo qualche gradita escursione sul fronte dell'articolazione.

L'editor di percorsi, in particolare, andava sicuramente inquadrato in tal senso. Non era incredibilmente complesso, ma consentiva comunque di allestire tracciati acrobatici sufficientemente contorti e permetteva persino di salvarne un massimo di tre per farli vedere agli amici. Questi ultimi, tra l'altro, potevano essere sfidati impiegando il cavo Link e ciò non faceva che accrescere la potenziale longevità del gioco. Il quadro delle modalità per così dire secondarie era completato dalle gare contro la CPU, che potevano essere configurate anche come prove a tempo, ma era nel campionato che Crazy Bikers aveva la sua vera ragion d'essere.

Tale modalità era infatti composta da una serie di piste estremamente diverse tra loro, sia in termini di scenario che a livello di conformazione, e offriva grandi soddisfazioni a ogni buon piazzamento o (preferibilmente) vittoria. Merito di un ritmo sostenuto, di un sistema di controllo ridotto all'osso e al tempo stesso reattivo e di una serie di potenziamenti che potevano essere incamerati lungo il cammino, tra un balzo e l'altro. C'erano delle cariche 'nitro' che aiutavano a superare giri della morte e altri ostacoli altrettanto improbabili, sospensioni rinforzate che miglioravano la maneggevolezza della moto, pneumatici con un grip superiore e via dicendo, a tutto vantaggio della varietà e della profondità generale.

La grafica e il sonoro, infine, non erano affatto male. Non facevano di certo gridare al capolavoro, ma svolgevano le loro rispettive funzioni con dignità e avevano il non trascurabile pregio di non venire mai a noia. All'epoca Konami sapeva decisamente il fatto suo, del resto, e Crazy Bikers era nel complesso un prodotto solido, appassionante, ben congegnato sin nei minimi dettagli, perfetto per l'uso 'mordi-e-fuggi' tipico delle console portatili e sorprendentemente valido anche sul lungo periodo.

[Nyabot]


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