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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Victory Boxing '97
JVC | Victor Interactive Software | Electronic Arts
16 01 2024

Sono le mode a influenzare il mercato o è la logica del mercato che dal basso imposta le scelte delle mode? Non è questione facilmente penetrabile, anche nell'effimero mondo dei videogiochi. Perché, per esempio, ci sono generi di gioco concessi ai poveri possessori di console solo in modiche quantità? Oso affermare che a me piacciono le simulazioni di boxe (e lo so che è ignobile), ma so pure che questo è un genere che non si può certo definire sulla cresta dell'onda, ormai da secoli: a fronte di una fiumana di 'beater' di successo, negli ultimi trenta anni nessun gioco di boxe è riuscito a conquistare davvero il grande pubblico.

D'altronde nessuna software house ha mai investito a tal scopo nemmeno la metà delle energie spese da Capcom, Namco o AM2 per produrre i loro leggendari picchiaduro: tornando quindi al discorso iniziale il circolo vizioso si chiude, tra scarsa offerta e domanda rachitica. Nello specifico, ai tempi aurei dei 32 bit, solo una casa continuava a lottare per la nobile causa della boxe, con un'ostinazione degna del miglior Rino Tommasi: la Japan Victor Company. JVC aveva prodotto Victory Boxing per il Saturn, con buoni risultati tecnici e riscontri commerciali da pesi piuma. Victory Boxing '97 per PlayStation era una conversione che provava a correggere i difetti fondamentali del contraltare targato Sega, segnatamente una grafica poligonale troppo spigolosa e una certa facilità nel portarlo a termine.

La grafica qui appariva in effetti più tondeggiante (anche se una certa spigolosità permaneva, come pure una occasionale perdita di poligoni) e l'estetica del gioco era in generale più convincente. Il problema dell'eccessiva facilità era stato invece risolto grazie a un settaggio leggermente rivisto e grazie (si fa per dire) a una non eccezionale risposta ai comandi, certo non impostata volontariamente. Ne sono afflitte in modo particolare alcune mosse speciali che, nella concitazione dei combattimenti, non riescono sempre a essere utilizzate tempestivamente, anche a causa del gran numero di tasti a cui fare riferimento e della loro illogica distribuzione sul joypad.

Continuava a essere inoltre presente la fastidiosa impossibilità di parare i colpi in guardia alta o bassa mentre ci si sposta lateralmente o si arretra: questo dà una sensazione di legnosità e anche una di scarso realismo. A parte ciò la verosimiglianza del gioco è grande, grazie alle ottime animazioni, alla buona sensazione di impatto dei colpi, alla grande varietà degli stessi, alle numerose inquadrature disponibili (dodici, non tutte pratiche) e allo studio strategico necessario per uscire indenni dagli incontri. Guardando a quest'ultimo punto vorrei dire che agli amanti dei picchiaduro (genere solo apparentemente simile) questo titolo potrebbe anche non piacere per niente, perché comporta un'attenzione tattica da prolungare in incontri a volte estenuanti e anche una certa dose di pazienza, necessaria a sopportare la scarsa prontezza dei pugili, soprattutto nella fase iniziale della loro carriera.

Il cuore del gioco, infatti, è rappresentato dalla scalata al titolo mondiale di un pugile che potrete creare da zero, con caratteristiche iniziali liberamente impostabili. Occorrerà affrontare trenta pugili di fila per arrivare al successo finale e a ogni incontro le caratteristiche del protagonista potranno migliorare grazie a una sezione dedicata all'allenamento (abbastanza semplicistica ma efficace). I miglioramenti possono riguardare la velocità, la potenza e la resistenza, ma questo segnala che, almeno inizialmente, il nostro pugilatore non è niente più di un brocco che spesso si ritrova a esaminare da molto vicino la moquette del ring. Se, in tal senso, il gioco migliora man mano che si progredisce nella carriera, per altri versi diventa anche leggermente sbilanciato, dato che le mosse speciali si rivelano davvero essenziali nelle fasi avanzate, con confronti non di rado molto problematici. Gli avversari computerizzati riescono infatti a eseguire le mosse più complicate con grande regolarità, ovviamente, mentre voi vi potreste trovare in difficoltà a tenerne alto il ritmo di esecuzione (vedi sopra). La cosa migliore di Victory Boxing '97 è comunque la sensazione di partecipare a veri incontri di boxe che riesce a trasmettere, e credo che a una simulazione non si possa chiedere molto di più di questo. Nel complesso un buon gioco che, alla fine, non è però riuscito a conquistare nuovi settori di pubblico e non ha certo allargato la nicchia di mercato a cui era destinato. Come al solito, insomma e purtroppo.

[NO1]


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