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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo N64
Kobe Bryant's NBA Courtside
Nintendo | Left Field Productions | Michael Lamb | Benjamin Stragnell | John Brandwood | Edward A. Ridgeway
30 12 2023

Per definire Kobe Bryant's NBA Courtside (grande titolo, se lo ripeto un paio di volte chiudo la pagina) basterebbe ricorrere al conciso concetto del non c'è male. Già solo questo basterebbe però a contraddire la politica Nintendo del poco ma ottimo, smentendo la seconda parte della dichiarazione programmatica.

Piccolo tradimento perpetrato da Nintendo, quindi, ma non in prima persona: il suo ruolo è stato infatti quello del mandante, alle spalle dei semisconosciuti Left Field (chi erano costoro?). Prima disillusione, quindi: questo non è l'erede del vecchio NCAA Basketball a 16 bit (Nintendo produttore via Sculptured Software) che pur se tra tanti difetti aveva mostrato come il Super Nintendo potesse maneggiare bene la tridimensionalità e come avrebbe potuto provocare una rivoluzione nei giochi sportivi, se si fosse puntato non solo sullo spettacolo ma anche su un livello di difficoltà decente. Kobe Bryant's NBA Courtside, invece, non si poteva definire né spettacolare né rivoluzionario.

Per quanto riguarda le rivoluzioni mi rendo conto che erano già allora quasi impossibili, almeno in un campo inflazionato come il basket videogiocato. Un maggiore livello di spettacolarità doveva invece essere raggiunto, se si considera che sotto questa angolazione Kobe Bryant's NBA Courtside (1998, quando la dipartita del protagonista non compariva nemmeno nei nostri peggiori incubi) sembrava inferiore a tanti titoli disponibili su altre macchine. Il gioco non ha in realtà grossi difetti, ma, soprattutto oggi, evidenzia delle strane carenze in parecchi settori. La realizzazione dei campi appare buona ma nulla di più e la sensazione a pelle è quella, sgradevole, di una grafica sparsa e non eccessivamente definita, malgrado l'abbandono dell'effetto di 'filtraggio', il che avrebbe dovuto garantire una maggiore nitidezza. Le animazioni, pur non numerosissime, sono comunque fluide e ben collegate, ma l'effetto generale viene rovinato dalla postura, poco verosimile e troppo rigida, assunta dai giocatori durante la corsa. Il pubblico è poi animato in un modo abbastanza patetico (forse un paio di frame per secondo). La realizzazione dei giocatori invece è buona (il faccione del povero Kobe Bryant viene riprodotto abbastanza fedelmente), ma questa non è una novità per le simulazioni di pallacanestro, che si prestano (per la stessa natura dello sport, giocato su campi piccoli dove le inquadrature ravvicinate non compromettono del tutto la visuale) a raffinatezze grafiche non comuni.

Ma, sempre per la stessa natura dello sport in questione, spesso queste simulazioni risultano monotone, soprattutto quando una certa ripetitività non viene interrotta dalla ricchezza di schemi e di variabili di gioco. Kobe Bryant's NBA Courtside risulta abbastanza sconcertante in questo campo: la scarsità delle strategie di attacco si accompagna infatti a una completa assenza di schemi difensivi selezionabili. In difesa gli unici parametri sono l'intensità del pressing, il raddoppio di marcatura, l'anticipo sulla palla e l'attribuzione delle marcature a uomo. Questo dovrebbe comunque garantire un grado di marcatura plausibile, se non fosse per la presenza di un sistema di attivazione dei giocatori sofisticato ma poco preciso. L'attivazione automatica non appare pronta, anche perché supportata da una intelligenza artificiale dei propri difensori un po' disattenta: sono soprattutto i blocchi a essere saltati regolarmente e a quel punto i giocatori non riescono quasi mai a recuperare sullo scatto. Anche l'attivazione manuale ha qualche problemino, perché se da un lato lascia nelle vostre mani ogni responsabilità d'errore, d'altro canto alcune delle opzioni (per esempio il 'box out', che dovrebbe porvi in posizione ottimale tra attaccante e canestro) non sembrano funzionare affatto.

Morale della fava: quando gli incontri diventano più impegnativi non si riesce a porre un freno alle continue penetrazioni, sovrapposizioni e percentuali di realizzazione degli avversari (ho qualche dubbio pure sulla precisione delle collisioni). E così, nonostante il parere della espertissima stampa statunitense, alla fine il gameplay a me appare un po' sbilanciato, se si esclude il primo e banale livello di difficoltà (e comunque non si può non menzionare il meccanismo complicato con cui bisogna eseguire i tiri liberi). In realtà questo viaggia in linea con l'impostazione voluta per Kobe Bryant's NBA Courtside, a metà strada cioè tra arcade e duro realismo. Il gioco scorre comunque liscio e veloce, con l'esilità del gameplay e la carenza di schemi che vengono compensate dalle difficoltà (magari involontarie), dalle tante mosse speciali ottenibili in attacco e dalla continua attenzione che viene richiesta in difesa.

Al di là di questo Kobe Bryant's NBA Courtside ha poi tutte le sue cosine a posto e riuscirà probabilmente a soddisfare molti appassionati di basket e vintage, anche perché la concorrenza nel campo del Nintendo 64 in pratica non esiste. La presenza di tutte le squadre, di tutti i giocatori della NBA (Michael Jordan non è però realmente presente in prima persona), quella di un mercato giocatori, di un numero quasi infinito di inquadrature da scegliere, tutta una serie di parametri modificabili concernenti il gioco sono fattori presenti in ogni simulazione di basket che si rispetti, ma che contribuiscono lo stesso a fare di Kobe Bryant's NBA Courtside un prodotto solidamente confezionato. Il gioco ha poi dalla sua una coinvolgente modalità multiplayer (fino a quattro contendenti, con molti dei difetti finora descritti che finiscono per diluirsi) e anche la compatibilità con il Rumble Pak N64. Tutto sommato la peculiarità del suo gameplay riesce ancora a offrire una grande facilità di uso e tutte le varianti necessarie per divertire, anche a distanza di anni. Insomma, come dicevamo, non c'è male.

[NO1]


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