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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Valkyrie Profile
Enix | tri-Ace | Yoshiharu Gotanda | Masaki Norimoto | Hiroshi Ogawa | Shigeru Ueki
29 04 2023

Di giochi atipici e originali non ce ne sono mai abbastanza e Valkyrie Profile è la prova tangibile che se ce ne fossero di più non potremmo che esserne contenti. Continuando sulla strada dell'innovazione già battuta con Star Ocean: the Second Story, infatti, tri-Ace è riuscita a confezionare un gioco di ruolo in cui l'originalità rappresenta il punto di partenza per un gameplay e una struttura di prim'ordine. Valkyrie Profile (PlayStation, 1999 in Giappone e 2000 negli USA), tanto per cominciare, si staccava dallo stereotipo del 'role playing game' gaio e colorato che andava di moda in quegli anni e lo faceva proponendo un'ambientazione desolata, adeguatamente sottolineata da un set di tinte cupe e opprimenti. Il mondo di Valkyrie Profile, assimilabile a un'ipotetica Europa medioevale 'alternativa', non ha pietà per i suoi abitanti, che spesso si ritrovano a fare i conti con morte e sciagure (come vedremo non è un modo di dire). È in questo scenario ostile che si muovono infatti gli dei del Valhalla, ormai in procinto di scontrarsi nella battaglia che segnerà la fine del pianeta: il Ragnarok. Battaglia che verrà combattuta da Odino e dalle altre divinità con l'aiuto delle anime dei prodi ascesi al Valhalla, aiutati nel passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti (!) dalla valchiria Lenneth, protagonista del gioco.

Al giocatore è appunto affidato il controllo di Lenneth, impegnata a scovare e reclutare i più valorosi tra gli esseri umani, proprio nel momento in cui si avvicinano alla morte. I nostri eroi, una volta deceduti, vengono presi in consegna dalla valchiria, che li inserisce poi nel suo team di guerrieri al fine di incrementarne l'efficienza in battaglia, prima di mandarli al servizio di Odino. Lo stesso Odino, inoltre, fa giungere a Lenneth per bocca di divinità minori alcune richieste specifiche all'inizio di ciascuno degli otto capitoli che compongono il gioco. Le richieste riguardano il tipo di combattenti necessari in quel particolare momento, ovvero quelli su cui la valchiria dovrà concentrare i suoi sforzi in modo da migliorarne le capacità ed istruirli nelle abilità richieste dalle armate del Valhalla. In breve, i compiti del giocatore in ogni capitolo (diviso in unità di tempo consumate dal compimento di qualsiasi azione) consistono nella ricerca delle anime (da rintracciare con l'apposito comando), nel loro utilizzo all'interno dei dungeon (finalizzato all'accrescimento delle capacità delle anime stesse) e nelle 'manovre di fine capitolo', ovvero le operazioni di trasferimento delle anime dal team della valchiria all'esercito di Odino. Il tutto infarcito di intense sequenze animate, fondali evocativi, dialoghi ben studiati e anche supportato da una storia concepita e narrata in modo ineccepibile.

Si è accennato ai dungeon, in precedenza, ma un cenno non basta: i labirinti di Valkyrie Profile sono un altro degli aspetti originali del titolo tri-Ace e vedono Lenneth alle prese con ambientazioni bidimensionali che sembrano uscite direttamente da Castlevania: Symphony of the Night, celebre 'action platform' Konami. Anche le azioni di cui è dotata la valchiria (corsa, salto, arrampicata per le scale e creazione di piattaforme temporanee) fanno pensare ad un gioco d'azione, così come i dettagli grafici (bella l'animazione della lunga treccia di Lenneth che oscilla al vento), il design delle ambientazioni, gli effetti sonori e i temi musicali, spesso sorprendenti. Non si ha nemmeno il tempo di abituarsi a questa gradita 'ribellione? ai canoni classici degli RPG, però, che ci si imbatte in un'altra evidente atipicità, rappresentata dal sistema di gestione dei combattimenti. Quest'ultimo è caratterizzato dal controllo diretto che il giocatore ha sui membri del party, i cui attacchi sono innescati dai quattro pulsanti principali del controller. Potendo intervenire sui tempi e sull'ordine degli assalti, l'utente può mettere in piedi vere e proprie combinazioni offensive che coinvolgono tutti i personaggi, con tanto di lancio dei nemici in aria (indispensabile per prolungare le combo, proprio come accade nei picchiaduro). Mettendo a segno una sequenza di colpi sufficientemente lunga, inoltre, i nostri personaggi possono esibirsi in mosse speciali, la cui efficacia è pari soltanto alla spettacolarità della rappresentazione, con effetti visivi e grida campionate di grande effetto.

Ugualmente pregevoli risultano anche altri fattori tutt'altro che secondari, come per esempio la gestione dell'equipaggiamento (che non può essere acquistato e deve essere reperito o acquisito con gli appositi punti), la buona longevità, la qualità del 'character design' e l'ottima recitazione dei dialoghi. Fattori che, a ogni modo, rimangono dall'inizio alla fine dell'avventura al servizio della giocabilità e dell'originalità (serviva ripeterlo?), contribuendo a fare di Valkyrie Profile un vero gioiello, per di più praticamente sconosciuto, per tutti gli amanti del retrogaming.

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