Alle soglie degli 'anta, Dan Hero resta un giovane vecchio
con lo sguardo e il cuore immutabilmente fissi al passato.
Da una decade circa ospite non gradito sulle pagine di TGM,
snocciola mensilmente sermoni irremediabilmente noiosi riguardo
quanto meravigliosi fossero i videogiochi dei bei tempi andati,
coltivando nel contempo il sogno di fondare una software house
nichilista e creare titoli nati vecchi che nessuno giocherà.
[nuRetro] Sony PlayStation 5
Lunark
WayForward | Canari Games | Johan Vinet
06 04 2023
Disponibile anche su:
[ PlayStation 4 | Switch | Xbox One | Xbox Series X/S | macOS | Windows ]
Le consonanti sono importanti, ché a confondere Lunark con Runark non ci vuole niente. Sarebbe un peccato però portarsi a casa un brutto picchiaduro targato Taito al posto della creatura di Canari Games, dato che nel secondo caso plachereste in un solo colpo quella voglia di Flashback che vi portate dietro da una vita. Soddisfacendo nel frattempo anche il fabbisogno medio di pixel art di un piccolo paese dell'America Latina, tutto nel suddetto sol colpo. C'è questa bella prefazione di Ste Pickford dove il celebre grafico ammette, a metà tra lo sconsolato e il sorpreso, che la spartana grafica di un tempo rappresentava la ricerca del miglior risultato possibile facendo i conti con le limitazioni dettate da strumenti risibili, e non l'esaltazione di un look blocchettoso a ogni costo. Lunark, invece, abbraccia un'estetica colorata e pregevolissima nelle animazioni, tuttavia minimalista per quel che concerne la risoluzione - un risultato che sul 60" OLED usato in sede di recensione causa un filo di straniamento, con pixel grandi come palline da tennis. Ci si fa però presto l'abitudine e, anzi, le minute dimensioni del protagonista Leo e dei suoi nemici permettono di mettere in scena un gran numero di elementi in ogni schermata, rendendo l'area di gioco mai spoglia e sempre ricca di piattaforme, interruttori o minacce attorno alle quali creare funamboliche acrobazie e sparatorie.
Lunark va a scuola da Flashback, Blackthorne e altri illustri docenti per imparare le basi dei giochi d'azione cinematici degli anni Novanta, le fa sue e aggiunge un paio di idee personalissime, come qualche manovra inedita con cui affrontare le mappe più arzigogolate o la razionata gestione degli scudi difensivi usa e getta, da dispiegare con parsimonia per guadagnare preziosi attimi in cui riprendere fiato e attendere nervosamente la lenta ricarica della fida pistola. Un po' come in Another World ma ancora più ragionata, la gestione di scudi e fragili protezioni è spesso l'unico elemento che separa Leo dal perdere preziose unità di energia, una risorsa incrementabile andando a caccia di elusive aree segrete.
Tra acrobazie sul tetto di un treno in corsa, fughe da nemici implacabili e missioni stealth leggibili - elemento mai scontato in un gioco bidimensionale, questo - e assolutamente non invasive, Lunark dipinge un mondo di gioco coerente e affascinante, facendo gravare sulle spalle del suo protagonista una vicenda appassionante, raccontata attraverso dialoghi e sequenze d'intermezzo inscenate con la stessa maniacale cura per le aimazioni che impreziosice il resto della produzione. Forse, a ben vedere, le idee realmente nuove sono pochine, ma quello che c'è in Lunark è realizzato in modo esemplare. Cercate solo di avere tanto tempo da parte ogni volta che prendete in mano il joypad, giacché non sono previsti salvataggi manuali. Al netto di una distribuzione generosa dei punti di 'respawn', interrompere una partita vi costringerà a ricominciare daccapo il livello in corso, senza sconti per nessuno. Che vi aspettavate, del resto, da un gioco vecchio stile come questo?
[Dan Hero]