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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Destruction Derby 2
Sony | Psygnosis | Reflections | Martin Edmondson | Michael Troughton | Russell Lazzari | William Musson | Jamer Parr | Tony Roberts | Phillis Boxter
06 05 2022

Dopo mesi di entusiastiche recensioni fantasma, notizie fatte filtrare e lanci rimandati, Destruction Derby 2 arrivò su PlayStation a gennaio del 1997 (fine 1996 in USA) col chiaro scopo di replicare l'enorme successo riscosso dal predecessore. Successo non compreso, per quanto questo possa essere importante, dalla redazione di A.Rea. 21, all'epoca negativamente impressionata dal soffocante layout delle piste, dalla lentezza del gioco e dalla sua scarsa longevità. Impressione negativa che speravamo di poter ribaltare nel caso di Destruction Derby 2, date le grandi speranze nutrite nei suoi confronti. Speranze non realizzate, purtroppo: il che però non ha impedito al 'racer' Psygnosis di piazzarsi poi in posizione rispettabile nella classifica dei giochi di guida per PlayStation.

Tanto per cominciare, ricordiamoci che all'inizio Psygnosis aveva parlato di un gioco più orientato alla guida che non agli scontri tra auto. Bugia. In Destruction Derby 2 gli scontri sono meno presenti che nel primo capitolo, ma svolgono ancora una parte decisamente ingombrante, almeno per i miei gusti. Capisco che si tratta di un Destruction Derby, quasi un autoscontro insomma, ma vedere una gara perfetta rovinata da un tamponamento (in cui si viene solitamente coinvolti senza possibilità di evitarlo) fa girare le palle. Da notare inoltre che anche il più piccolo degli incidenti può risultare deleterio per l'esito della gara, dato che basta finire sull'erba o toccare un muretto per vedere la propria auto partire in testacoda. Ma il problema vero è che rimettere in carreggiata il veicolo risulta piuttosto complicato, dato che il raggio di sterzata è enorme e che spesso si viene colpiti dalle altre auto mentre si tenta di girare la propria.

Gli stessi inconvenienti si presentano in seguito a un salto male eseguito. Pur essendo uno degli elementi più divertenti del gioco, infatti, i balzi compiuti dalle auto risultano spesso fatali, dato che basta atterrare con le ruote leggermente storte per perdere il controllo del veicolo (e via a tentare di girarsi di nuovo). Il problema degli incidenti si aggrava quindi in virtù di queste difficoltà, tanto più che le auto controllate dalla CPU approfittano di ogni occasione per prendere il largo e rendersi irraggiungibili (ma potete sempre sperare che vengano coinvolte in un altro dei numerosi tamponamenti a catena, cosa che vi salverà culo e risultato). Scordatevi poi di recuperare se sbagliate molto e soprattutto se lo fate a inizio gara, cosa piuttosto probabile visti i mucchi selvaggi che puntualmente si verificano alla prima curva. Stessa cosa se venite presi in pieno da un doppiato all'ultima curva, magari quando siete in testa (possibilità tutt'altro che rara). Considerate infine che guidare in modo pulito non conviene quasi mai, dato che spesso, mentre vi apprestate a frenare per affrontare correttamente una curva, vi ritroverete con un'altra auto contro lo sportello (la CPU arriva sempre a manetta e molte volte non tenta nemmeno di curvare, preferendo l'appoggio ai muretti o a voi).

Abbiamo fin qui parlato di difetti, ma Destruction Derby 2 poteva vantare anche i suoi bravi pregi. Tra i punti di forza possiamo annoverare la nuova veste grafica, decisamente più brillante di prima, provvista di ottime texture (anche se i poligoni utilizzati non sono così tanti) e aiutata da una elevata velocità di gioco (il primo Destruction Derby era una lumaca) e da ottimi effetti video. Tra questi abbiamo pezzi di auto che volano, scintille, fiammate, nuvole di fumo e 'glare' luminosi provocati dal sole. Gli unici punti negativi in questo campo sono rappresentati da una certa carenza di pulizia generale, dagli occasionali momenti in cui il motore grafico 'sgancia' o si intoppa (ricordate Formula One?) e da una discreta perdita di poligoni nelle situazioni più pesanti. Tutti aspetti di poca importanza ai fini del gameplay, come del resto non è affatto importante (almeno per me) il fatto che il gioco abbia problemi di pop-up: la cosa strana, piuttosto, è che nessun rappresentante della stampa specializzata abbia ai tempi parlato di questo difetto, in genere considerato alla pari di una debacle senza appello. Misteri del giornalismo.

Continuando a parlare di aspetti positivi segnaliamo il sistema di controllo delle auto, nettamente migliorato rispetto al primo Destruction Derby. Se in quest'ultimo, infatti, sembrava di guidare dei ferri da stiro, qui le auto danno invece una impressione di buona manovrabilità, con grandi capacità di sterzata e di frenata (a parte le già citate inversioni). Merito probabilmente del sofisticato modello di guida a cui si aggiunge una notevole resistenza delle auto agli urti (a fare da contraltare alla ridicola fragilità dei mezzi nel vecchio episodio). Troviamo poi tra i meriti di questo sequel le sette piste presenti, finalmente più larghe, lunghe e tortuose. I tracciati più semplici sono comunque abbastanza vari, mentre due delle tre piste estese toccano livelli di eccellenza (la pista notturna è invece davvero bruttina, nonché piagata da una scarsa visibilità). Le quattro arene per la distruzione totale, infine, possono inizialmente anche piacere, ma alla lunga finiscono per annoiare. Altre osservazioni riguardano il sonoro, rockeggiante e casinista come richiesto dal trend di quei tempi; il sistema adottato per le soste ai box, simpatico ma scomodo; l'intelligenza/deficienza artificiale delle auto della CPU, che a volte sbagliano in modo clamoroso; l'ottima gestione dei campionati, in cui non sono sempre gli stessi piloti a prendere i punteggi più alti, dandovi quindi spazio per gare 'rilassate' in cui non è necessario vincere a tutti i costi.

Destruction Derby 2 è insomma un buon gioco a cui però manca qualcosa per diventare eccellente. I suoi problemi (non molti, ma evidenti) non erano completamente eliminabili perché legati a una struttura di base che ne rappresenta al tempo stesso la caratteristica principale e il difetto più fastidioso. Correre in una gara piena di incidenti e di tamponamenti in effetti non dà mai la sensazione che la vittoria dipenda solo dalla propria bravura, data la frequenza con cui gli scontri influenzano l'esito delle corse. Aggiungiamo il fatto che, in mano a un giocatore mediamente esperto, le quattro divisioni fornite (con tre diversi livelli di difficoltà) durano poco e avremo così il quadro completo dei motivi che hanno impedito a Destruction Derby 2 di raggiungere i suoi diretti concorrenti. Ciononostante, passare a 230 km/h attraverso un groviglio di dieci auto in fiamme è e rimane troppo divertente ed è proprio in virtù di questo suo originale (e problematico) gameplay che il titolo Psygnosis si distingue dalla massa. In poche parole: sinistramente divertente, ma troppo spesso irritante per poter essere considerato un classico.

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