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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sony PlayStation
Bushido Blade
Sony | Square | LightWeight
17 08 2021

Bisognerebbe rendere giustizia a Bushido Blade. Uscito nel momento topico della guerra delle console a 32 bit, il gioco SquareSoft scontava un altro paio di congiunzioni astrali avverse, come quella di doversi confrontare, a torto o a ragione, con il quasi contemporaneo e formidabile picchiaduro Namco Soul Edge, o quella di dovere mantenere lo standard mostruoso a cui la stessa SquareSoft ci aveva appena abituati con il kolossal Final Fantasy VII (e scusa se è poco).

Conseguenze: fatali direi, perché di Bushido Blade (1997) pochi si ricordano e di quei pochi non tutti con particolare trasporto. Ma se dovessimo, per esempio, prendere come paradigma il picchiaduro Namco di cui sopra, quanto peggiore potrebbe mai risultare Bushido Blade? Non molto peggiore, anzi. I fattori che lo portavano su un livello anche superiore non erano pochi e sono gli stessi che lo pongono ancora oggi su un piano diverso da tutti e molto originale. Soul Edge era un beat'em up a incontri e tale restava nel profondo, anche se per annichilire i nemici venivano usate delle armi. Per usare un paragone grossolano è un po' come succedeva nei classici beater a scorrimento, in cui si potevano utilizzare pugnali, tubi, catene e ammennicoli vari (chiaro che, comunque, la raffinatezza di Soul Edge lo distanzia anni luce da questi proto antenati). Bushido Blade era invece quasi un vero e proprio simulatore (il primo, per quello che ne so io) di duelli all'ultimo sangue, disputati secondo le arcaiche regole del Bushido (codice d'onore dei samurai, per cui non si può colpire un nemico a terra, alle spalle, se non è pronto, mentre cerca di scappare ecc...) ed era basato su meccaniche più vicine a un incontro di scherma. Non aspettatevi però duelli in punta di fioretto o solo in punta di katana: le armi sono molte e influenzano profondamente il modo di combattere dei personaggi.

A parte questo, comunque, non è mai conveniente tentare attacchi furiosi e insistiti contro gli avversari manovrati dalla CPU. Per qualche ragione il gameplay appare infatti disegnato come se i personaggi si trovassero meglio con brevi e intensi attacchi, seguiti da pause durante le quali voi (e presumibilmente anche i personaggi controllati dalla CPU) potete ragionare un attimo, decidere le successive mosse e far recuperare energie al guerriero da voi guidato. I nemici da fronteggiare sono ben caratterizzati e ognuno sembra rispondere a un determinato stile di combattimento: una buona cosa perché rende più profondo il gioco dal punto di vista tattico, ma anche un indebolimento della struttura dal punto della longevità, perché una volta studiati a fondo i vari comportamenti non si dovrebbero avere soverchie difficoltà nel portare a termine la propria sanguinolenta missione. Anche perché i duelli non prevedono rivincite con un secondo round, come in tutti i beater tradizionali.

A questo proposito ci sono da rilevare una serie di fattori. Primo: la cruenta sfida così tanto sanguinolenta non è, perché i fiotti di sangue sono qualche volta sostituiti da scie puntiformi giallognole e perché, giusto o sbagliato, di arti o teste che saltano via non se ne vedono. Secondo: lo Story Mode, che avrebbe dovuto rappresentare il cuore di Bushido Blade, oltre a risultare molto vago come note e informazioni, non offre una sfida pari alle aspettative, sia per le caratteristiche intrinseche del gioco (trattandosi di veri duelli talvolta basta un solo colpo, magari fortuito, per chiudere la pratica, cosa tanto più grave se si opta per la possibilità di avere dei continua infiniti), sia per l'esiguo numero di avversari (i duellanti, almeno quelli ufficiali, sono solo sei). Fortunatamente per portare a termine in modo effettivo lo Story Mode è però necessario superare tutti i combattimenti seguendo le ferree norme del Bushido. Spesso, pure arrivando a vincere l'ultimo duello, non si viene infatti ammessi alla seconda parte della missione, dove vengono affrontati, in ambienti inediti, altri quattro incavolatissimi tizi.

Il terzo punto riguarda ancora lo Story Mode: appare evidente una involuzione rispetto al tanto sbandierato progetto iniziale, in quanto la caccia agli avversari in ambienti molto vasti è stata sostituita da scontri diretti che avvengono in scenari potenzialmente bene articolati (un castello giapponese medioevale), ma senza che si possa realizzare un combattimento veramente strategico, stante anche la presenza di regole del Bushido inserite nel gameplay in maniera confusa. Per esempio, una delle condizioni più vantaggiose in un vero duello è quella di conquistare una postazione rialzata rispetto a quella del rivale di turno, per poterlo colpire dall'alto. Giusto e normale, ma invece qui il gioco può non valere la candela, perché talvolta (ma solo talvolta) il vostro antagonista computerizzato tende a non seguirvi, continua a girare a vuoto, magari va a sbattere in continuazione contro qualche ostacolo quasi fosse cieco e, dato che non si decide a elaborare contromisure, tutto il gameplay si blocca fino a quando il giocatore umano finalmente corregge la posizione. Questo perché una delle regole impedisce di colpire un avversario mentre cerca di arrampicarsi su un ostacolo.

Notate bene che non siamo stati in grado di testare il gioco in modalità link, per problemi contingenti (money's too tight): il sospetto è che l'originale struttura basata su ricerca e imboscate, avvantaggiata dall'assenza di problemi di inquadratura, possa essere stata mantenuta in questo caso. Quello che è certo è che, nel modo a due giocatori classico, Bushido Blade risulta comunque più tattico rispetto a qualsiasi picchiaduro in circolazione, il che lo porta su livelli di coinvolgimento sconosciuti. Gioca molto, in tal senso, l'atmosfera cupa e pervasa di un senso di morte incombente, spesso interrotta da agghiaccianti squarci di aggressività omicida (se qualcuno vuole sfogarsi, qui la catarsi è assicurata, molto più che in un Mortal Kombat qualsiasi), perfettamente realizzata nonostante qualche insufficienza grafica, con sparizioni di poligoni nel paesaggio e una certa quota di pop-up. Altrettanto ben realizzati, e funzionalmente ben inseriti nel gameplay, i cambi di animazione che conseguono a ferite subite in determinate parti del corpo: così se vengono colpite le gambe il soggetto ferito potrà combattere solo in ginocchio o addirittura solo sdraiato a terra.

Nonostante la presenza di altre modalità, come il Training Mode o lo Slash Mode (in cui senza dover seguire regole cavalleresche si cerca di vincere in sequenza cento incontri) resta però qualche dubbio sulla effettiva longevità del prodotto. Square ha cercato di risolvere il problema puntando anche sulle diverse combinazioni tra i personaggi e le otto armi a disposizione (che possono modificare non solo l'inerzia e la velocità dei colpi, ma anche l'efficacia dei contendenti e perfino la disposizione dei comandi), fatto che aumenta lo spessore di gioco ma non elimina del tutto i dubbi di cui parlavo. Bushido Blade resta comunque un titolo intrigante e soprattutto così diverso da rappresentare una boccata d'aria fresca in un mondo di picchiaduro tutti futilmente uguali. Per quello che riguarda il mio personale metro di giudizio questo è un fatto che ancora oggi conta moltissimo.

[NO1]


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