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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
Mega Man's Soccer
Capcom
13 04 2019

Tanto per essere inutilmente polemici: ma perché un tempo le console erano popolate da innumerevoli giochi di calcio, di tutti i tipi, mentre oggi ne esistono pochi e nemmeno tanto diversi, alla faccia del progresso tecnologico? Mistero. Oppure no. Ma lasciamo perdere e veniamo al nostro campo di pertinenza. Un tempo, come dicevamo, i giochi di calcio potevano essere seri, verosimili o comunque tendenti alla riproduzione della realtà, oppure incentrati sul divertimento e amen, arcade come si diceva, lasciando in secondo piano ogni fattore di seriosità, oppure ancora potevano rivelarsi buffi, magari involontariamente, o puntare su qualcosa che col calcio non c'entrava niente.

Come questo Mega Man's Soccer (1994, elaborato a seconda delle fonti interpellate dalla semisconosciuta Sun L o da Nova per conto di Capcom). Mega Man era allora una delle bandiere Capcom, insieme a capisaldi del calibro di Street Fighter. Protagonista di una lunga serie di giochi e di produzioni extra ludiche (gadget, fumetti, cartoon) il nostro cibernetico eroe era già da tempo pervenuto allo status di star dei platform, soprattutto in patria. A me, a dirla tutta, il robottino blu era sempre stato sui coglioni, come d'altro canto mi stavano sulle palle i platform più ortodossi e lineari. L'idea di base di Mega Man's Soccer, quindi, non era riuscita a scaldarmi più di tanto già ai tempi e figurati adesso. L'approccio al gioco, descritto nella bella introduzione grafica, lascia per di più vagamente interdetti. Dei giocatori in realtà non proprio veloci o abili (apparentemente cloni di Mega Man e quindi a metà strada tra il cibernetico e l'umano, anche se il processo di replicazione non viene descritto) vengono inviati sui campi di calcio a salvare il mondo dalle mire di un malefico scienziato (il solito dottor Wily), il quale cerca di sottomettere il pianeta ricorrendo al calcio, non si sa come e perché. Ora: è vero che in un ambito come questo la trama non ha una grande importanza, ma il punto è che l'elemento sci-fi, per di più chiaramente sciocco, finisce per influenzare l'impostazione di un gioco di per sé esile, con pochi comandi e ancora meno sottigliezze da affrontare.

Molti dei personaggi della serie Mega Man si ritrovano nelle nove squadre disponibili (ciascuna con un proprio e bizzarro tipo di campo, dalla lava al ghiaccio passando per il deserto) e come nella serie presentano caratteristiche diverse, anche se adattate al contesto sportivo. Ad esempio Ice Man è un attaccante ideale grazie alla sua velocità (vabbè) ma serve a poco in difesa, Wood Man fa esattamente l'opposto e Mega Man si rivela il classico giocatore che non eccelle e non difetta in nessun campo. Quello che però salta agli occhi è la difficoltà iniziale nel finalizzare le azioni, indipendentemente dalle singole potenzialità. Non importa tanto, infatti, come impostare gli attacchi o come piazzarsi all'interno dell'area avversaria: nella grande maggioranza dei casi i portieri riescono comunque a neutralizzare ogni tentativo, anche quando i tiri sembrano imprendibili. A meno che non si ricorra ai tiri speciali (legati appunto alla natura fantascientifica dei robot) che ciascun calciatore ha, in piccola quantità, in dotazione: allora, al di là dei piazzamenti e del tempismo, il goal diventa sicuro o quasi, ponendo però in secondo piano ogni caratteristica dei personaggi e ogni abilità dei giocatori.

Questo in una prima fase, ma man mano che si va avanti ci si rende conto che ben altre falle dell'intelligenza artificiale diventano preponderanti: basta tirare da una certa angolazione e da una certa distanza per far finire la palla in rete con percentuali altissime, per esempio. Già solo questo basterebbe per far condannare a morte qualsiasi simulazione, per quanto irrealistica. Ma Mega Man's Soccer non si limita alle falle nella gestione dei portieri, concedendosi qualche errore di troppo anche nella organizzazione generale delle squadre del computer, con autogol improvvisi e occasioni incredibilmente sbagliate, contrappuntate, al contrario, da un pressing asfissiante che rende claustrofobico il gioco (le arene sono quasi da calcetto, con assenza di falli laterali, mentre gli otto giocatori presenti hanno in genere la velocità che può avere un disgraziato chiuso in una tuta cibernetica). Alla fine Mega Man's Soccer diventa una semplice e noiosa sequenza di passaggi veloci (per fortuna organizzati con una certa logica) e di continui tiri in porta, il cui destino è però spesso affidato a fattori indipendenti dalla nostra volontà. A poco servono una grafica inappuntabile, la possibilità di far passare giocatori da una squadra a un'altra in caso di vittoria, una modalità multiplayer ben realizzata, un buon sonoro e la presenza di più tornei e competizioni. Mega Man's Soccer resta un tentativo andato a vuoto di unire due generi diversi. Il che forse ha contribuito, nel suo piccolo, a una evoluzione più convenzionale dei giochi di calcio.

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