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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
The 7th Saga
Enix | Produce | Shinji Imada | Toshiyuki Suzuki | Takeo Sumita | Makoto Sakai
09 12 2018

Ho capito che qualcosa non quadrava solo a notte fonda. Sono cocciuto e difficilmente ammetto qualcosa che contrasta con i miei ricordi. E mi ricordavo che i giochi di ruolo del Super Nintendo erano in generale molto belli. Quelli targati Enix, in particolare. Eppure erano le due del mattino, il menu mi diceva che giocavo da quindici ore, avevo trovato solo due delle rune che stavo cercando e soprattutto, nonostante tutto il tempo che gli avevo dedicato, non riuscivo a capire perché ai tempi The 7th Saga venisse considerato un gioco profondo e interessante. Per quanto mi riguardava, di quelle quindici ore perlomeno dodici erano state spese tra combattimenti incessanti e francamente noiosi. Il resto tra migrazioni spesso inutili da un villaggio a un altro, labirinti monotoni, pochi enigmi e dialoghi per lo più insignificanti.

Non vorrei essere frainteso. Lanciato nel periodo di transizione antecedente all'avvento dei capisaldi del genere (su Super Nintendo Final Fantasy VI, Secret of Mana), The 7th Saga (Enix/Produce, 1993) presenta molte delle contraddizioni presenti in quasi tutti i giochi di ruolo di prima generazione, almeno su console. Impianto grafico imbarazzante (e anzi in questo campo The 7th Saga fa eccezione, anche per i suoi movimenti tridimensionali in Mode 7), insufficiente sviluppo della storia, interazione primitiva, profilo dei personaggi inesistente o quasi. Come se, tra prime produzioni originali e conversioni da altro, si fosse voluto semplicemente riempire una nicchia del catalogo dedicato al Super Nintendo (come era successo, in misura minore, anche per altre macchine, Mega Drive e console a 8 bit incluse). Il gioco Enix sembrava quindi svolgere il suo compito bene ma senza entusiasmo, come tanti altri RPG suoi contemporanei, andando soprattutto a soddisfare la crescente fame di giochi di questo tipo del mercato statunitense. Tirando le somme, però, bisogna pure ammettere che The 7th Saga era comunque tra le cose migliori presenti su console, in quel dato momento e nel suo specifico campo. E non era nemmeno facile da trovare, almeno qui da noi: bisognava andarselo a cercare e l'unico modo era ricorrere all'import dagli USA e tirare fuori più di centomila lirette.

Con combattimenti impostati secondo i canoni della tradizione RPG giapponese, fra turni alternati e tonnellate di statistiche, con sette personaggi dalle caratteristiche diverse tra cui scegliere il protagonista (e da rincontrare eventualmente durante il viaggio, come alleati o avversari), con menu comodi da usare, con uno sviluppo del gameplay che obbligava davvero ad ottenere continui passaggi di livello pena game over, The 7th Saga offriva proprio quello che ci si aspettava da un gioco di ruolo tradizionale, con in più solo una dose suppletiva di durezza. Basta? Più che altro direi che bastava, un tempo, ma di sicuro all'occhio di un giocatore moderno non basta più. E così può anche essere bello dialogare con tutti gli sconosciuti incontrati per strada, ma se di cose davvero importanti ne vengono fuori due su cento la voglia di dialogare finisce per esaurirsi presto. E se è logico cercare di migliorare progressivamente le statistiche del proprio personaggio, forse non è giusto costringerci per questo a migliaia di combattimenti, contro avversari da affrontare senza soverchie strategie ma spesso ostili fino al limite delle nostre capacità, grazie a un gameplay che alza nettamente l'asticella della difficoltà ogni volta che si apre una nuova fase di gioco o una nuova area.

A dire la verità su schermo c'è un radar che permette di localizzare i nemici e magari di evitarli, ma funziona male e non consente di abbassare significativamente la frequenza degli scontri, sempre esasperante. E a dire la verità tra un grado di difficoltà tra i più elevati e una ampiezza di gioco oggettivamente importante The 7th Saga mantiene quello che promette in fatto di durata. Bisogna però vedere quanta pazienza e quanto tempo può avere a disposizione il giocatore di turno dei nostri giorni, al di là di ogni obiettività storiografica. E anche se vogliamo mettere in conto la brillantezza della impostazione grafica e la presenza di una colonna sonora tecnicamente valida e ricca di temi, The 7th Saga rischia lo stesso di fare la figura di un esercizio asettico su un tema obbligato.

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