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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
Brain Lord
Enix | Produce | Opus
21 01 2018

Un tempo uno dei miei compiti consisteva nell'individuare qualsiasi gioco con in copertina castelli, cavalieri, spadoni, stregoni e magari qualche drago. Il resto per la Monica, mandante della missione, era solo questione marginale. Per lei una copertina così comportava per forza la presenza di labirinti oscuri, incantesimi, mostri spaventosi, battaglie e avventure ambientate in un medioevo degno di Game of Thrones. Poi non era sempre così, ma alla fine andava bene lo stesso. Brain Lord appartiene appunto alla categoria del va bene lo stesso, a causa dell'esilità della trama e della improbabile ambientazione, ma riesce a compensare le sue mancanze con l'appartenenza alla ancora meno frequentata sottocategoria dei giochi basati su indovinelli ed enigmi.

Brain Lord (Enix/Produce, 1994) svolge il compito in maniera ortodossa, senza troppi voli pindarici in 3D o chissà cos'altro, ma con una insistenza sul tema che giustifica in pieno il titolo e la sua reputazione di gioco esemplare quando si tratta di far lavorare il cervello. Il primo impatto non è però entusiasmante: il prologo è banale, la presentazione è primordiale, la grafica è pasticciata e non sembra nemmeno all'altezza di quella del piuttosto simile Soul Blazer, titolo Enix leggendario ma con tre anni di più sul groppone, mentre ad aggravare lo stato delle cose gli avversari ricompaiono anche dopo essere stati eliminati e gli enigmi iniziali si limitano a introdurre la materia o poco più. Peggio ancora: i testi vengono presentati col vecchio stile simil-telex, con tanto di beep di accompagnamento e con le lettere che appaiono una per una fino a rendervi isterici. Insistendo però le speranze non vengono deluse, tanto che per molti versi il paragone con l'ottimo Soul Blazer non appare peregrino, anche se qui il climax tende più al cerebrale. Peraltro è vero che, forse proprio a causa di analogie che vanno al di là di una produzione non propriamente Enix, Brain Lord appariva vecchio già all'uscita, con l'aggravante di una storia di base non particolarmente lunga o affascinante.

Gli ostacoli che si incontrano lungo i non molti dungeon ambientati in castelli, rovine e caverne sono comunque numerosi, logici e impegnativi senza risultare impossibili, in modo da impegnarvi per un po' di tempo senza arrivare a veri blocchi dell'esplorazione. I puzzle, come da tradizione (mi viene da pensare a un gioco apparentemente diverso come il placido Goof Troop), coinvolgono spesso leve, chiavi, porte chiuse, casse, palle, interruttori ma possono comportare anche una abilità manuale da avventura arcade. E di avventura arcade si deve parlare anche perché alcuni aspetti dei giochi di ruolo sono qui trascurati. In Brain Lord non troverete infatti fasi belliche riflessive, menu articolati in chissà quante voci, compagni d'armi da gestire e se è per questo nemmeno una trama di un qualche peso. Di incantesimi se ne possono acquistare, di armi alternative ce ne sono, ma le informazioni ricevute dai pochi estranei incontrati sono ridotte all'osso, mentre il protagonista viaggia quasi sempre da solo. In realtà il nostro Reemer qualche alleato poi se lo ritrova, sotto forma di creature volanti con caratteristiche offensive o difensive e di qualche amico che lo conforta con consigli e 'item', ma di vera strategia ne viene richiesta poca durante schermaglie in stile arcade che possono diventare frenetiche.

L'equilibrio fra fasi belliche, ricerca di oggetti e soluzione di enigmi, stabile a lungo, rischia di spezzarsi nelle fasi più avanzate, quando diventa difficile venire a capo delle situazioni più oscure e quando tendono ad aumentare i momenti ripetitivi durante l'esplorazione. In qualche modo Brain Lord riesce a restare però in piedi, grazie alla immediatezza del gameplay, alla precisione dei comandi e per assurdo grazie anche alla impostazione vintage della grafica e delle musichette giapponesi. In somma: nonostante i suoi limiti, legati a una produzione di secondo piano e a un 'character design' praticamente inesistente, Brain Lord continua a rappresentare una alternativa rara all'interno del panorama dei 16 bit.

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