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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Road Rash II
Electronic Arts
10 10 2005

Dissezionare Road Rash rappresenterebbe un'operazione del tutto inutile, non fosse altro perché non porterebbe a comprenderne minimamente lo spirito: un frame rate sotto i 30 fps con una leggera sensazione di artificiosità della corsa, un set di animazioni così così, una grafica prefabbricata che non brilla per varietà a bordo pista, qualche sospetto anche nella collisione tra gli sprite, non arriverebbero certo a comporre un quadro edificante e non darebbero nemmeno l'idea di quello che viene fuori come prodotto reale.

Eppure Road Rash, in particolare nel suo remake del 1992, rappresenta uno dei migliori racer mai realizzati per il Megadrive (di conseguenza, quindi, anche per tutto il parco console a 16 bit) e uno dei giochi più divertenti in assoluto. In effetti l'idea di partenza è molto semplice (gare tra moto sempre più potenti, su strade statali, in mezzo al traffico di tutti i giorni), ma la miscela di alta velocità, comportamento irresponsabile, salti spettacolari, frontali improvvisi, un minimo di strategia, rischi continui, inseguimenti da parte della polizia e una buona quota di aggressività da scaricare sugli altri quattordici concorrenti (qui tutto è permesso per ritardare gli altri motociclisti, dotati tra l'altro di notevole insistenza e reattività) alla fine si rivela esplosiva.

E per di più Road Rash II, per semplice che possa apparire a prima botta, non ha mancato di influenzare nel tempo non poche altre serie (Need for Speed, tanto per nominarne una) con la sua struttura in stile gioco di ruolo in cui il progressivo accumulo di premi porta all'acquisto di motociclette sempre più sofisticate, con i suoi tracciati con varianti di percorso, con la sua ambientazione più urbana che sportiva e il suo rifarsi a una illegalità evidente e necessaria (Burnout anyone?).

Solo apparentemente poco sostanzioso nella sua linearità, Road Rash ha quindi dimostrato di essere, insospettabilmente, un gioco di peso nel successivo sviluppo di racer sempre più ricchi di elementi extra corsa. Nello specifico Road Rash II, pur potendo contare solo su una grafica tipicamente bitmap e non ancora sulla digitalizzazione che arriverà con Road Rash 3, rappresenta l'episodio più riuscito della serie, anche al di là dei successivi tentativi a 32 bit. I cinque tracciati, molto ben studiati e impegnativi nella loro lunghezza, rappresentano una sfida continua e godono anche, misteriosamente, di una certa atmosfera (sarà anche merito delle ottime musiche di Rob Hubbard, come non sarà certo merito dei pessimi effetti sonori). Una volta tanto, poi, il livello di difficoltà qui è centrato perfettamente nella sua progressività; chiunque non si trovasse a suo agio può comunque ricorrere alle competizioni a due, grazie a un debuttante split screen, certo non inappuntabile, ma fondamentale per arrivare poi ad una longevità inossidabile (a distanza di anni tredici una partita ogni tanto a Road Rash II rappresenta ancora qualcosa di più di un semplice attacco di nostalgia, e se questo non sta a testimoniare la validità di un gioco non so cos'altro potrebbe farlo).

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