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Nyabot Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21 dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre da cui era improvvisamente spuntato. Se lo incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da lanciare all'indirizzo dei curiosi...

Mattel Intellivision
Happy Trails
Activision | Carol Shaw
06 04 2014

Reduce dal grande successo ottenuto con River Raid nel 1982, Carol Shaw pensò bene di cambiar totalmente registro con il suo nuovo gioco, ovvero Happy Trails (pubblicato da Activision nel 1983 nella sola versione Intellivision). Laddove il primo, quindi, era uno sparatutto a scorrimento verticale di stampo bellico, il secondo imboccò con decisione la strada del rompicapo ispirato al selvaggio West, pur senza rinunciare al ritmo e alla frenesia di River Raid. Entrambi i giochi sono invecchiati benone e risultano ancora estremamente godibili, ma oggi come oggi è Happy Trails ad apparire più interessante da un punto di vista puramente meccanico, pur essendo il meno noto tra i due.

Vista l'ambientazione, non c'è da stupirsi se Happy Trails prende il via con un vero e proprio classico del Far West: il malvagio Black Bart ha derubato una diligenza e al protagonista dell'avventura spetta il difficile compito di recuperare il denaro sottratto dal malfattore e, possibilmente, assicurarlo alla giustizia. Per farlo, però, non ci si aggira per il Far West sventolando una pistola e sforacchiando tutto ciò che si muove, ma è necessario spostare delle tessere all'interno dei vari scenari per far sì che vadano a comporre un percorso ininterrotto per l'eroe. Far finire quest'ultimo in un vicolo cieco o, peggio ancora, nel vuoto equivale a perdere una vita, per cui bisogna approfittare dell'iniziale modalità di pausa per preparare con largo anticipo un piano d'azione da mettere poi in pratica rapidamente.

Rapidamente, già: nonostante sia un gioco di ragionamento e riflessione, infatti, Happy Trails prevede un limite di tempo (entro il quale tutti i sacchi di denaro vanno tassativamente messi al sicuro) e non consente nella maggior parte dei casi di allestire un percorso definitivo sin dall'avvio del livello in corso. Ciò vuol dire, in altre parole, che bisogna continuare a spostare le tessere anche dopo che il protagonista ha iniziato a muoversi, cambiando il percorso in base ai movimenti del personaggio principale e tenendo in considerazione quelli di Black Bart, che compare nei livelli più complessi ed è fatale per l'eroe al solo contatto. La possibilità di mutare costantemente il tracciato permette anche di intrappolare il malvivente, il che amplia notevolmente le variazioni strategiche concesse al giocatore, mentre il potenziamento rappresentato dalla stella dello sceriffo conferisce al protagonista una temporanea benedizione da parte della legge e l'abilitazione a toccare e catturare Black Bart.

Tradurre in veloci spostamenti delle tessere le elucubrazioni condotte man mano che i livelli si evolvono, fortunatamente, non è un problema: il sistema di controllo risponde a meraviglia ed è ridotto al minimo indispensabile, a tutto vantaggio dell'immediatezza e della giocabilità. Ne deriva una quota lorda di divertimento inizialmente insospettabile, ben assistita peraltro da una buona realizzazione tecnica (le mappe sono molto semplici, ma piuttosto colorate), al punto da provocare una certa meraviglia nel venire a conoscenza dei consensi relativamente ridotti guadagnati da Happy Trails al tempo dell'uscita.

[Nyabot]


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