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Nyabot Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21 dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre da cui era improvvisamente spuntato. Se lo incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da lanciare all'indirizzo dei curiosi...

Coleco ColecoVision
Tutankham
Parker Brothers
09 07 2013

La vita dei saccheggiatori di tombe non è mai facile e la complicata esistenza dell'intraprendente Archie, intrufolatosi nel sepolcro egizio del re Tut, non fa eccezione. L'eroe di turno si presenta come un archeologo, ma è in realtà alla ricerca dei tesori lasciati dal faraone nella sua tomba e non vede l'ora di raggranellare anelli, urne, forzieri carichi di gioielli e persino la maschera mortuaria del re. Al momento di varcare la soglia dell'oltretomba, però, il faraone ha lasciato a guardia dei suoi averi una nutrita serie di creature assai maldisposte nei confronti degli intrusi: serpenti, corvi, pipistrelli, draghi, spiriti e gatti volanti infestano le tombe e il loro unico scopo consiste nel porre fine alle scorribande di Archie.

L'archeologo (certo, come no...), a ogni modo, non è propriamente uno sprovveduto e può contare su una pistola laser (!) e su una piccola scorta di granate accecanti. La prima può sparare soltanto verso destra o verso sinistra, ma non in verticale, mentre le seconde sono a tutti gli effetti delle 'smart bomb' da utilizzare nel caso non rimanga alcuna via di uscita. Il fatto che la pistola non possa essere impiegata per eliminare i nemici posti più in alto o più in basso rispetto ad Archie è importante, perché i livelli di Tutankham sono inquadrati a volo d'uccello e propongono quindi un gran numero di corridoi verticali, percorrendo i quali si è del tutto privi di difese (a meno di non voler sacrificare una delle granate di cui sopra). E questo è soltanto il primo dei piccoli colpi di genio offerti dal gioco.

La raccolta dei tesori, come s'è detto, è il pallino di Archie, ma per procedere lungo le tombe basta procurarsi le chiavi che sbloccano le porte che impediscono di proseguire. Diamanti e oggetti preziosi hanno l'unica funzione di incrementare il punteggio e sono spesso posti in luoghi difficili da raggiungere, solitamente perché pattugliati da un gran numero di avversari, e a volte anche distanti dalle chiavi e dalle porte. Il risultato? Bisogna scegliere di volta in volta cosa fare, a seconda del proprio stile di gioco. Afferrare la chiave e correre verso la porta, mirando soltanto alla salvezza? O rischiare di allontanarsi dal percorso principale e dedicarsi alla raccolta dei tesori, pur sapendo che ciò potrebbe portare alla morte (o all'esaurimento del tempo, che regola la disponibilità delle munizioni) e al mancato raggiungimento del livello successivo? A ognuno il suo, con l'ovvio guadagno in termini di spessore per un gioco che cela una sfida ben più articolata di quanto si potrebbe pensare.

Per quel che riguarda gli aspetti tecnici, infine, Tutankham (convertito dall'omonima macchina da bar distribuita nel 1982) rappresenta l'ennesima conferma della possanza del ColecoVision, a dispetto di una schermata iniziale sconfortante (nero assoluto e una semplice linea di testo per la selezione della difficoltà e del numero dei giocatori). La grafica è tanto colorata quanto rifinita, i blocchi che compongono le pareti dei cunicoli sono estremamente curati, le creature che custodiscono i tesori sfruttano al meglio la tecnica del colore singolo e Archie è un piccolo capolavoro, con tanto di chiavi che vanno ad adornare il suo cappello una volta raccolte. Il sistema di controllo è reattivo e preciso e l'unico vero difetto del gioco è da imputare allo scorrimento, tutt'altro che fluido: si tratta comunque di un semplice appunto, che nulla toglie all'antico splendore di Tutankham.

[Nyabot]


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