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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega CD
Heart of the Alien - Out of This World Part II
Virgin | Interplay | Delphine
05 08 2013

Se Another World era uno dei vostri giochi preferiti, ma pensavate che il finale fosse un po' forzato, eccovi servito il resto della storia. Heart of the Alien (1994) contiene infatti, tanto per non farsi mancare nulla, sia la prima che la seconda parte della fantascientifica avventura (e il proseguimento, dopo una lunga gestazione, si rivela all'altezza del predecessore, anche se il successo è stato di sicuro inferiore). Another World era un gioco utopico, uno di quelli che facevano di tutto per portare a compimento il sogno irrealizzato dell'unione tra film e videogioco. I suoi dettami erano quelli tipici di Delphine Software, con dosi massicce di sequenze cinematografiche che si fondevano col gameplay vero e proprio. Erano queste le sequenze che impostavano l'atmosfera e chiarivano la trama, quasi come uno storyboard a fumetti, lasciando alle fasi giocate il compito di fornire al tutto la necessaria suspense. Heart of the Alien, imputabile però solo ai padri putativi di Interplay, fa le stesse cose, riuscendo nell'impresa di risultare quasi altrettanto affascinante e nella disgrazia di replicare le contraddizioni del prequel. D'altro canto, se così non fosse stato, se il fato fosse stato favorevole, la rivoluzione francese del mondo dei videogiochi sarebbe avvenuta e noi ci ritroveremmo forse con giochi realizzati secondo canoni diversi dagli attuali.

Invece ci siamo ritrovati con una Delphine Software purtroppo chiusa nel 2004, dopo avere rinunciato da tempo al suo sogno impossibile: lo stesso celebre Flashback, infatti, non parlava più un linguaggio veramente filmico, come non lo avrebbe poi parlato nemmeno il Fade to Black a 32 bit. Ma ai tempi l'utopia sembrava raggiungibile. In particolare Heart of the Alien spinge ancora di più sull'acceleratore, sfruttando il linguaggio delle sequenze 'cinematic' con intermezzi di collegamento più elaborati e una realizzazione tecnica più sofisticata: la grafica della settantina di location aliene resta quella abituale, davvero unica come stile, con un mix di poligoni non mappati e inquadrature bidimensionali, ma trucchi scenici in finto 3D, effetti speciali e animazioni sono di una qualità ancora più elevata. Le differenze non si limitano a questo: se non altro il protagonista, abbandonate le vicende dello scienziato Lester, teletrasportato su un altro pianeta durante un esperimento di accelerazione di particelle atomiche, stavolta è proprio il di lui amico Buddy, alieno dai tratti umanoidi. Heart of the Alien comincia infatti esattamente dove il prequel finisce: la fuga dei due dalla prigione è appena avvenuta e Buddy, dopo essersi assicurato dell'incolumità dell'esule terrestre, cercherà di vendicare e liberare dalla schiavitù la gente del suo villaggio.

Il meccanismo di base però è lo stesso di prima, e cioè quello del superamento di situazioni enigmatiche o di combattimento sulla base di continui tentativi, in sequenza rigida: come in un videogioco di altri tempi, insomma, si prova e si riprova fino a quando l'ostacolo legato a un quadro di gioco non viene superato (e in questo caso qui non fa certo differenza le presenza, come arma, di una frusta ultra potenziata al posto della pistola laser utilizzata da Lester). Insomma, la vera arma a disposizione del giocatore è la pazienza, richiesta in quantità industriali. Tanto più che Heart of the Alien non può nemmeno contare su un controllo dei movimenti all'altezza del predecessore (e anche quello non è che fosse pulitissimo, con personaggi che spesso anticipavano o ritardavano di un attimo i comandi: il che, in un gameplay che richiede una precisione chirurgica, può risultare fatale).

La lotta, alla fine, è tra la voglia di vedere cosa ci riserva la trama e quella, almeno saltuaria, di schiantare al muro il joypad, con una contraddizione altrettanto evidente tra una realizzazione all'avanguardia e uno stile di gioco antidiluviano. Ma, ripeto, in questo non c'è molta differenza rispetto al primo episodio. Eric Chahi, ideatore di Another World, decise comunque di restare al di fuori del progetto, non convinto dell'operazione in toto. Interplay, dopo avere acquisito i diritti da una ritrosa Delphine Soft, affidò così la produzione ad Alan Pavlish, capitano di cento battaglie. Il prodotto finale, sempre di alto livello come contenuto audio e video, manca però di quello spunto, o forse semplicemente di quella sensazione di novità che aveva fatto di Another World un capolavoro, come le vendite non fecero altro che confermare. È chiaro che per i fan di Another World, invece, questo Heart of the Alien rimane una occasione irripetibile per rinverdire una passione non sopita: un po' come quando un fumetto classico viene ripreso da un nuovo autore, con effetti insperati.

[NO1]


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