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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Hard Drivin'
Tengen | Sterling Silver Software
27 03 2012

Hard Drivin' era stato un coin-op per molti versi rivoluzionario. Apparso in sala giochi nel 1989, il gioco Atari accoppiava una grafica all'avanguardia, in soggettiva e 3D, a un cabinato trasformato in abitacolo da vera auto, con comandi realistici e un volante con tanto di force feedback a ogni curva ed eventuale sussulto dell'auto. Ce ne era abbastanza per farlo diventare uno dei più grandi successi arcade di tutti i tempi. Erano i lontanissimi anni ottanta e tali raffinatezze, suggellate anche dal fatto che si narrava che Hard Drivin' fosse stato concepito in partenza come un simulatore di scuola guida (correva voce che solo in un secondo momento i programmatori originali, con in testa Max Behensky e Doug Milliken, si fossero resi conto che indirizzare il tutto verso il minore realismo di un coin-op avrebbe reso più soldi), non potevano non impressionare un pubblico esaltato e affamato di novità. Il risultato, tra passaggi al limite dello stunt, loop giganti, salti da brivido e incidenti regolarmente riprodotti in replay, era esaltante, appunto, almeno in sala giochi, dove schede potenti e alta risoluzione rendevano tutto più spettacolare.

La conversione per Mega Drive (1991), affidata a Tengen via Sterling Silver Software e attesa a lungo come qualcosa di altrettanto miracoloso, non poteva certo replicare quella sensazione di novità, dopo l'ovvia rinuncia agli optional offerti dal cabinato. Poteva però sopravvivere il gioco in sé e per sé, ammesso che si fosse riusciti a replicarlo in modo fedele, contrariamente a quanto avvenuto su altre piattaforme (ZX Spectrum, PC, C64). Il che sarebbe stato già un bel successo, ma andava comunque a cozzare contro il solito handicap dei giochi arcade: la scarsa sostanza. Quello che andava bene in sala giochi per partite di qualche minuto non poteva insomma reggere allo stress di un uso continuato, tanto più che Hard Drivin' restava sui binari dei coin-op del suo tempo, con corse incentrate su tempi ristretti da rispettare e con le altre auto che fanno da comparsa o addirittura, in caso di cambio di corsia, da ostacolo imputabile al traffico (a parte una gara diretta, opzionale, contro il computer).

Non scordiamoci però della questione tecnica, appena accennata. Hard Drivin' affidava tutto al feeling di guida, bizzarro ma verosimile, ma per farlo necessitava di una gestione impeccabile del 3D a poligoni nudi allora di moda, il che risultava fuori delle corde delle console a 16 bit. E così, se agli occhi di un giocatore odierno il risultato finale non convince proprio per niente, come è naturale che sia, il bello è che non aveva convinto nessuno nemmeno allora. Scarsa fluidità, velocità bassa e risposta ritardata ai comandi la fanno da padrone, nonostante il tentativo di limitare il dettaglio e il contorno dei soli due tracciati presenti. Unica entusiasta l'ostinata Tengen, che da quel momento in poi si specializzò in simulazioni tridimensionali, con risultati quasi mai decenti. Due obiezioni da fare ce le ho, però, di fronte a tale panorama sconfortante. La prima riguarda i fan del vecchio coin-op, per i quali questa cartuccia per Mega Drive rappresenta il miglior modo per tornare a quegli anni, a meno di riuscire a ritrovare il cabinato originale in qualche magazzino. L'altra riguarda il look primordiale di questi vecchi racer in 3D, che se da un lato li rende ormai improponibili, dall'altro li ammanta di quella patina vintage che fa diventare interessante qualsiasi oggetto di modernariato, dai giocattoli in lamiera alle radio a valvole.

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