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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
The King of Rally: Paris - Moscow - Beijing
Meldac | KAZe
08 06 2008

Il Super Nintendo aveva un'abilità tutta sua quando si trattava di maneggiare impianti grafici tridimensionali, anche in caso di racer impegnativi come Super Mario Kart o F-Zero. Sembrava già più che abbastanza per una console da centomila lirette del vecchio conio: figurarsi allora lo sbalordimento che poteva provocare uno spettacolo come quello di The King of Rally, col suo Mode 7 spremuto fino al limite (quello delle rotazioni continue e dello scaling veloce in 3D, con conseguente 'motion sickness' da svenimento). The King of Rally aveva insomma i numeri, o almeno quelli puramente tecnici, per rappresentare un passo in avanti per il genere. Ma ovviamente, come storia insegna, non fu proprio così.

Difatti The King of Rally è rimasto nella memoria di pochissimi e, pur rappresentando una demo perfetta di quello che poteva fare il misterioso Mode 7 del Super NES, alla fine è diventato un reperto da maniaci delle collezioni e niente più. Il problema è che la differenza netta tra una grafica che definire interessante è poco e un prodotto finale tanto monotono deve per forza essere determinata da cadute di tono particolarmente gravi, che nel gioco Meldac infatti non mancano. Un rally che da Parigi, attraverso i deserti dell'Asia e le nevi della Russia, porta fino a Pechino (ultima edizione effettiva proprio nel 1992, data di uscita anche di The King of Rally) avrebbe in teoria dalla sua tutte le connotazioni necessarie per catturare l'attenzione del giocatore. Ma: 1) l'inquadratura dall'alto e l'angolo di ripresa utilizzato non permettono di prevedere o intuire la presenza di curve o di ostacoli; 2) l'assenza totale o quasi di altre auto costringe a corse in completa solitudine. Al primo punto però si può porre rimedio con un po' di capacità mnemonica, e il secondo è in fondo parte della natura stessa delle corse di regolarità. Tutto rimediabile, quindi?

Un'altra volta, no. Alla faccia del Mode 7 esemplare di cui sopra, il corredo scenografico alla fine risulta piuttosto rachitico - con una competizione che dovrebbe attraversare i panorami di mezzo mondo non ci viene concessa nemmeno la grazia di una casetta o di qualche solitario spettatore. D'altra parte, nonostante una buona possibilità di modifica delle Mitsubishi presenti, la limitatezza di The King of Rally diventa evidente già dopo poche riprese di gioco. KAZe, insomma, non è riuscita a rispettare quanto promesso dalla bella presentazione. Ma ci voleva tanto, per esempio, a mantenere sempre presente l'aiuto del navigatore (via icone) in tracciati che una volta tanto brillano per la loro lunghezza e complessità (tanto che i ritiri all'interno di veri e propri labirinti non sono rari)? E ci voleva tanto a mantenere costante la velocità dei fuoristrada, protagonisti di misteriose decelerazioni quando la percorrenza si sposta sul lato orizzontale dell'inquadratura? Detto questo, dato che il tempo spiana tutto, si deve dire che la mancanza di una corretta rifinitura non si avverte oggi più di tanto, o almeno si nota allo stesso livello di molti altri giochi dello stesso periodo. Non è che al Super NES si potesse chiedere molto di più. Solo che con un po' più di attenzione avremmo avuto un racer fuoriclasse, o almeno un outsider, mentre invece ci ritroviamo con una rarità da collezionisti, intrigante ma limitata.

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