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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
General Chaos
Electronic Arts | Game Refuge | Brian Colin | Jeff Nauman
10 10 2008

Esistono giochi che quasi nessuno conosce e che avrebbero avuto invece tutte le ragioni per riuscire a sfondare. Ne esistono altri che con tutta la loro bontà e le loro brave cosine a posto alla fine mancano il centro del bersaglio, forse per qualche karma disgraziato. General Chaos ha la sfiga di appartenere a tutte e due queste categorie.

Potenzialmente micidiale come idea di base, General Chaos segue il destino di tanti altri prodotti targati Electronic Arts, soprattutto se estranei al reparto sportivo: post-produzione distratta e gioco rovinato per motivi incomprensibili. Fatto tanto più grave dato che il tentativo di Game Refuge (Rampage, Xenophobe) andava già a cercare gloria in un terreno lontano dai canoni del Megadrive e dai gusti di un pubblico poco abituato alle divagazioni strategiche: di 'war game' sulle console Sega non ce n'erano stati e non ce ne saranno poi fino all'avvento di Cannon Fodder. Proprio il confronto con quest'ultimo mette in risalto quanto l'approccio di General Chaos alla materia sia stato cervellotico (e per un'audience abituata all'azione pura questo era un peccato non emendabile): per lunghi tratti non si capisce assolutamente niente di quello che succede, con battaglie caotiche (eh, sì), militari apparentemente incapaci e cursori di comando ancora più indisciplinati dei protagonisti. Esattamente agli antipodi rispetto alla pulizia di Cannon Fodder.

Così, di fronte ad una impostazione grafica brillante e lontana dai canoni Electronic Arts e ad una idea di base tanto originale, la prima reazione è di dispetto. Come tutti dissero ai tempi: ma ci vuole tanto a far spostare i personaggi direttamente, via pad e amen, invece che ricorrere alla sciocca sequenza di attivazione dei soldati, spostamento del cursore sul campo di battaglia, conferma del comando e attesa che il tizio arrivi nella zona dove voi volevate mandarlo dieci secondi prima? La presenza in campo di un massimo di cinque combattenti aiuta un po', ma è solo quando si ricorre al multiplayer che General Chaos comincia davvero a funzionare. E fu proprio questa la giustificazione offerta ai tempi da Game Refuge: la tesi era che questo fosse un gioco strategico tarato sulla partecipazione di due persone, o ancora meglio - ed essendo in possesso del relativo adattatore - di quattro (non fosse altro perché ognuno si ritrovava a gestire le stesse difficoltà). In effetti il casino conseguente fa parte della componente genetica del gioco già dal titolo, e comunque risulta tutto sommato godibile. Assolutamente illogica, invece, la possibilità di ricorrere alle armi da fuoco anche in caso di combattimento alla mano: è come se si riuscisse a mettere a terra il proprio avversario in un incontro di lotta e questo, come reazione consentita, tirasse fuori la pistola per farvi fuori. General Chaos, in somma, è un titolo quasi unico nel panorama Megadrive, e già solo per questo deve essere preso in considerazione, ma ha anche qualche buco di troppo per essere poi ritenuto davvero indispensabile.

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