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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Muhammad Ali Heavyweight Boxing
Virgin | Park Place
20 11 2006

Nell'angolo di destra abbiamo Muhammad Ali sul Megadrive, nell'angolo di sinistra un'accolita di giochi analoghi più o meno sfigati che pretendono al titolo, ma che in fondo aspettano solo di essere sgrugnati dal suddetto. Yes folks, Cassius Clay, conosciuto ai più col redentorio nome di Muhammad Ali, nel 1993 dominava anche la categoria dei pesi massimi delle simulazioni di boxe: fluttuando come una farfalla e pungendo come un'ape il mitico campione olimpico di Roma 1960, grazie a Virgin, a trentatré anni di distanza continuava a sgambettare sul Megadrive, all'interno di un gioco in grado di riprodurre tutta la raffinatezza della sua tecnica schermistica.

Lanciato subito dopo la sbronza da entusiasmo del Natale 1992 (Streets of Rage 2, PGA Tour Golf 2, Ecco, Road Rash 2 ecc...), Muhammad Ali Heavyweight Boxing aveva il vantaggio di cadere nel vuoto delle uscite primaverili e lo svantaggio di andare a fare concorrenza indiretta a quelli che erano considerati i migliori esempi delle riscoperte capacità del Megadrive. Per di più l'attesa per il titolo di Virgin Games era tanta anche a causa del team di sviluppo, quei Park Place che fino a quel momento non avevano sbagliato un solo colpo (Madden e EA Hockey basterebbero come biglietto da visita per chiunque e per tutta la vita). Le press release avevano poi vantato, come dato di fatto rivoluzionario, la presenza di un'inquadratura del ring a 360 gradi che, in tempi di rigida bidimensionalità, anticipava quel 3D di cui tanto si favoleggiava in attesa di Saturn e PlayStation, e magari di quella realtà virtuale che è rimasta poi solo un miraggio.

Alla prova dei fatti, però, tutta questa meraviglia grafica non è che emergesse più di tanto. Già a partire dall'introduzione (un virtual flight su un panorama vettoriale tutt'altro che convincente) si capiva benissimo che né il Megadrive, né forse i Park Place erano in grado di maneggiare una materia tanto nuova e, in ogni caso, gli scatti con cui ruotava il ring mobile stavano lì a confermarlo senza possibilità di appello. Per di più le limitazioni della capacità della cartuccia (8 megabit) non potevano certo concedere spazio ulteriore per andare a curare i dettagli scenografici suppletivi: come conseguenza finale tutto il gioco aveva un aspetto vagamente confuso che non poteva certo andare a competere con la spettacolarità o le trovate di altri titoli analoghi del suo tempo (Super Punch Out, Toughman Contest o lo stesso Greatest Heavyweights).

Fatto sta che, come tutte le creazioni dei Park Place, Muhammad Ali Heavyweight Boxing, a fronte di una realizzazione semplicemente funzionale, aveva il suo punto di forza in un gameplay adulto e in grado di riprodurre particolari di gioco trascurati da tutti. L'aspetto migliore era l'impostazione dei comandi: ritrovarsi con due tipi di controllo completamenti diversi garantiva una longevità più che plausibile e comportava una profondità di gioco sconosciuta alla grande maggioranza dei titoli concorrenti. Delle due forme di competizione presenti (Arcade e Simulation), la seconda rappresentava la vera novità: grazie a un modello di controllo estremamente sofisticato, e non solo per i tempi, la sensazione del combattimento reale veniva riprodotta in pieno, sia come varietà dei colpi e delle schivate, sia come verosimiglianza dell'impatto (anche se non esistevano ancora i rumble pack dei joypad moderni). Per una volta, poi, i pugili riuscivano a muoversi sul ring con una certa libertà (o almeno più facilmente di quanto succedeva di norma con le ricostruzioni in 2D). Ma la principale differenza tra Muhammad Ali Heavyweight Boxing e i suoi rivali era rappresentata dal fatto che questa volta ci si riusciva a divertire, magari anche senza ricorrere alla modalità per 2 giocatori. Con un sonoro eccellente, una modalità arcade limitata ma non disprezzabile, una impostazione grafica comunque di buon livello e il solido gameplay di cui sopra, Muhammad Ali Heavyweight Boxing era infatti il titolo che meglio riusciva a ricreare l'atmosfera della vera boxe, e tale è rimasto per qualche tempo: al tirare delle somme gli unici veri difetti riscontrabili (a parte quello di avere solo dieci pugili da affrontare) erano da imputare alla natura piuttosto lineare dello sport pugilistico in sé e per sé, che non poteva certo rivaleggiare in fantasmagoria e spettacolarità con gli scontri da strada di Street Fighter 2 e derivati vari.

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